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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2011 alle ore 12:49.

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Il Partito democratico di Milano si prepara a rinnovare i suoi vertici. Lo avrebbero già deciso i parlamentari democratici della Lombardia, che a inizio agosto si sono riuniti con i segretari locali e provinciali, dando mandato a Maurizio Martina, segretario regionale della Lombardia, di valutare le possibili soluzioni. I motivi della decisione sono sostanzialmente due: rafforzare il partito per guidare il gruppo del Pd dentro Palazzo Marino; superare la vicenda delle tangenti a Filippo Penati.

La vicenda di Penati intanto sta mettendo in luce nuovi aspetti. In base a quanto risulta al Sole 24 Ore Lombardia, ci sarebbero state pressioni da parte dell'ex politico di Sesto San Giovanni sulla struttura dirigenziale di Palazzo Marino. Penati avrebbe tentato di suggerire l'assunzione dei suoi manager, ma lo staff di Pisapia ha invece scelto la via della selezione pubblica per evitare ingerenze da parte dei partiti.

Terremoto in casa Pd. A Milano si prepara dietro le quinte un cambio ai vertici. La parola più utilizzata nei corridoi del Partito democratico è "rinnovamento": un modo elegante per dire che presto potrebbe essere azzerata l'attuale leadership. Nomi nuovi non ce ne sono, almeno nell'immediato. Ma i nomi vecchi, a quanto pare, potrebbero non sopravvivere oltre il prossimo autunno, e già si parla di trovare un sostituto al segretario dell'area metropolitana milanese Roberto Cornelli, più alcuni "fedeli" come Francesco Laforgia, coordinatore dei comitati cittadini.

A guidare la fase di transizione, raccogliendo eventuali candidature o cercando nuovi compromessi, sarà il segretario del Pd della Lombardia Maurizio Martina, su mandato dei democratici del territorio. La decisione è stata presa dai parlamentari del Pd della Lombardia, riunitisi a inizio agosto con i segretari provinciali e la segreteria regionale lombarda, e dovrebbe concretizzarsi prima a ottobre, con la conferenza organizzativa locale, e poi a novembre, con quella nazionale.

I motivi sono sostanzialmente due. Prima di tutto rendere più coeso il partito dentro Palazzo Marino per dare maggiori indirizzi all'amministrazione ed evitare derive "personalistiche". La seconda questione, arrivata in modo dirompente sul tavolo delle priorità, è la vicenda delle presunte tangenti intascate dal leader di partito Filippo Penati ai tempi in cui era sindaco di Sesto San Giovanni. E che, in queste ore, sta mostrando le sue ricadute anche su Palazzo Marino, e non solo sul Comune alle porte di Milano.

«Mi sorprenderebbe – dice Cornelli – non ci sono motivi politici, abbiamo vinto a Milano e non siamo certo penatiani».

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