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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2011 alle ore 19:55.

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Nel giorno del 42esimo anniversario dell'ascesa al potere di Muammar Gheddafi, a Parigi si discute del futuro della Libia. La conferenza di pace, cui parteciano le delegazioni di 60 Paesi, si è aperta con una riunione ristretta fra il padrone di casa, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il premeir Berlusconi, il premier inglese David Cameron, il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, il premier canadese Stephen Harper, il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, l'emiro del Qatar Hamad Bin Khalifa Al Thani, il Re di Giordania Abdulah II e il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Abdallah Bin Zayed Al Nahyan e il capo del Consiglio nazionale transitorio Mustafa Abdel Jalil.

Hillary Clinton, segretario di Stato americano, ha dichiarato che le operazioni militari della Nato in Libia continueranno fino a quando i civili saranno minacciati. Berlusconi - riferiscono fonti diplomatiche - ha ricordato che l'Italia «continua a mettere a disposizione le sue sette basi aeree» e ad accogliere «migliaia di profughi libici». Inoltre, «abbiamo
riaperto l'ambasciata a Tripoli e scongelato asset per 500 milioni». Nel suo intervento il premier ha poi detto di aver chiesto all'Onu di scongelare ulteriori asset per 2,5 miliardi, e il ripristino del gasdotto Greenstream «che rifornisce di gas tutta l'Europa». Ancora, l'Italia sta mettendo a
disposizione «medici e medicinali e, ma solo se richiesto dalle
autorità libiche, istruttori e poliziotti oltre a due motovedette per la sicurezza e il controllo dei porti».

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