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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2011 alle ore 10:46.

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L'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, arrestato oggi per ordine della magistratura napoletana, è da anni al centro di numerose inchieste nel capoluogo pugliese. Sono infatti sette i fascicoli aperti nei suoi confronti dalla Procura di Bari. L'indagine più nota e non ancora conclusa, riguarda il favoreggiamento della prostituzione per le feste con escort, tra cui Patrizia D'Addario, nelle residenze estive del premier Silvio Berlusconi.

Un altro fascicolo, anche questo ancora in corso, riguarda presunti episodi di corruzione in cambio di forniture di protesi da parte delle aziende dei fratelli Tarantini, in cui sono coinvolti il primario di ortopedia del Policlinico Vittorio Patella e l'ex dg della Asl di Bari, Lea Cosentino.
Poi c'è l'inchiesta sulle gare d'appalto truccate alla Asl di Lecce, che ha portato il 18 marzo 2010 all'arresto dell'ex vicepresidente della giunta regionale pugliese, Sandro Frisullo (indagini chiuse). E ancora l'inchiesta che ha portato il 7 aprile 2010 all'arresto di Pasqualino Ciappetta, direttore di neurochirurgia del Policlinico di Bari, accusato di aver favorito le società dei fratelli Tarantini in cambio di soldi, viaggi e regali (indagine chiusa e in fase di udienza preliminare).

C'è poi l'inchiesta sugli appalti truccati per la fornitura di protesi dalle aziende dei Tarantini in cambio di nomine e favori, in cui è coinvolta anche Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari.
Infine, il più vecchio fascicolo in cui risulta indagato Tarantini, che riguarda una presunta associazione per delinquere finalizzata ad influenzare i vertici delle aziende ospedaliere pugliesi nell'acquisto dei prodotti sanitari commercializzati dalle società della famiglia Tarantini. Fascicolo già giunto a processo in cui è imputato anche il coordinatore regionale della Puglia Prima di Tutto, Tato Greco.

L'unica indagine barese che è costata a Tarantini l'arresto, e per la quale è stato condannato per detenzione e cessione di droga, è quella che riguarda una serie di presunti coca party che l'imprenditore avrebbe organizzato nelle sue case di Giovinazzo (Bari) e in Sardegna nell'estate del 2008. Nell'ambito di questo fascicolo, il 23 giugno scorso, è stata emessa la sentenza di primo grado con una condanna a 2 anni e 2 mesi al termine di un procedimento con rito abbreviato. L'imprenditore fu arrestato su disposizione della magistratura barese il 18 settembre 2009, restando tre giorni in carcere a Bari e 11 mesi ai domiciliari a Roma.

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