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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
Un mini-sconto da 1,8 miliardi agli enti locali agendo sulla Robin tax con conseguente nuovo appesantimento di 1 miliardo dei tagli ai ministeri. È questa la sintesi dell'accordo raggiunto, faticosamente e non senza difficoltà sulle coperture, nella maggioranza sulle modifiche alla manovra. Un'intesa, duramente contestata da Comuni e Regioni e con l'incognita del "caso-dicasteri", con cui viene confermata l'abolizione del contributo di solidarietà sui redditi elevati, ma non per statali e pensionati, che viene coperta con il pacchetto fiscale anti-evasione congegnato dal ministro Giulio Tremonti, di cui fa parte anche la stretta sulle agevolazioni per le società cooperative. Confermato anche lo stralcio dal decreto delle misure sulle Province, che confluiranno nel disegno di legge costituzionale di riforma dell'assetto istituzionale, con cui saranno anche dimezzati i parlamentari.
All'accordo si giunge con il contributo attivo di Tremonti, che non a caso, dopo un vertice con il presidente del Senato Renato Schifani e il ministro Roberto Calderoli, firma in calce, insieme al relatore Antonio Azzollini (Pdl), i ritocchi alla manovra. «I saldi resteranno assolutamente invariati», garantisce il ministro dell'Economia scegliendo per una breve conferenza stampa la poltrona del presidente della commissione Finanze di palazzo Madama, Mario Baldassarri (Fli), uno dei suoi principali antagonisti. «Oggi – afferma Tremonti – il Senato ha definito i contenuti del decreto manovra, con grande efficacia e responsabilità. Il testo sarà approvato con due sole differenze rispetto a quello iniziale» (tutto il gettito della Robin tax ai governi locali e il pacchetto anti-evasione in sostituzione del contributo di solidarietà). Tremonti fa anche una mini-apertura all'opposizione, dichiarandosi pronto ad accogliere l'emendamento già presentato dal Pd, primi firmatari Anna Finocchiaro e Enrico Morando, sulla spending review per contenere le spese della pubblica amministrazione.
La faticosa intesa sulle modifiche, tra cui anche quella che frena la prevista liberalizzazione degli orari dei negozi (tornerebbe a essere limitata alle località turistiche), sblocca, dopo diversi giorni di stop and go, l'iter del decreto al Senato in commissione Bilancio. Che ieri è riuscita ad approvare soltanto l'emendamento del Governo sulla riorganizzazione degli uffici giudiziari (tribunalini) e che da questa mattina proseguirà le votazioni "no stop" per consegnare già lunedì il testo all'Aula di Palazzo Madama.
Ma l'intesa non stempera le tensioni che stanno accompagnando il percorso parlamentare della manovra da oltre 45 miliardi. I primi ad andare all'attacco sono i Comuni, scontenti del mini-sconto, con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno (Pdl), particolarmente duro. All'attacco vanno anche le Regioni, con il governatore lombardo Roberto Formigoni, e quello del Lazio, Renata Polverini (entrambi del Pdl), che tornano a puntare il dito contro l'insostenibilità dei tagli.

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