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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2011 alle ore 08:11.

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NEW YORK
Alla fine si torna sempre ai subprime, i mutui tossici confezionati dalle banche e da loro venduti e rivenduti a investitori privati e istituzionali. Con miliardi di dollari di profitto per gli impacchettatori di Wall Street, e miliardi di perdite per tutti gli altri.
A tre anni di distanza dallo scoppio della bolla immobiliare, negli Usa lo scontro su chi deve pagare il conto è più acceso che mai. Ultimo sviluppo: Venerdi un'agenzia del governo federale ha fatto causa per danni a 17 tra i maggiori istituti finanziari al mondo. Tra loro spiccano i nomi delle americane Bank of America, Citigroup, J.P. Morgan Chase, Goldman Sachs, e Morgan Stanley, di Deutsche Bank, Nomura, Royal Bank of Scotland, Hsbc, Société Générale. E persino del braccio finanziario di General Electric.
In tutto, nelle azioni legali depositate ieri presso i tribunali federali di New York e del Connecticut si chiedono risarcimenti stimati a oltre 100 miliardi di dollari, di cui 33 a J.P. Morgan e oltre 30 a Bank of America. Al colosso svizzero Ubs, era stata già fatta causa per 900 milioni nel luglio scorso.
Da tre anni la Federal Housing Finance Agency (Fhfa) agisce da commissario straordinario di Freddie Mac e Fannie Mae, le due società create negli anni 30 per garantire i fondi del mercato immobiliare americano e che nel settembre 2008 l'amministrazione Bush fu costretta a nazionalizzare per evitare il fallimento. Dopo lo scoppio della bolla immobiliare, Freddie e Fannie si erano ritrovate con perdite che sono oggi stimate a 33 miliardi di dollari.
in questo momento di forte crisi, sul piano politico qualsiasi azione che punisca eccessi o abusi delle banche è generalmente ben accolta. E sono stati molti i commentatori e i blogger che hanno celebrato la notizia. Ma la reazione della Borsa è stata uniformemente negativa e venerdì tutti i titoli degli istituti finanziari interessati sono stati duramente colpiti da un'ondata di vendite: Bank of America ha perso l'8,3%, Goldman Sachs il 4,5 e J.P. Morgan Chase il 4,6.
«Un'azione legale del genere causa un'incertezza che si può trascinare per anni», ha fatto notare l'analista di Amp Capital Investors Ltd Nader Naeimi, «e questo crea forte nervosismo tra gli investitori». Tim Rood, che fino al 2006 è stato funzionario di Fannie Mae e oggi lavora per la società di consulenza finanziaria Collingwood Group, è ancora più preoccupato: «Si sta correndo il rischio di tirar troppo la corda e ho paura che poi ci si ritrovi a dover lanciare un altro salvagente alle banche».
La realtà è che, a tre anni di distanza, non si è trovato ancora un consenso su come meglio chiudere l'imbarazzante capitolo dei subprime. Il governo federale e varie amministrazioni statali stanno da mesi negoziando un accordo con le banche che in cambio di un'unica supermulta cumulativa garantirebbe agli istituti finanziari l'immunità da azioni penali o civili. La cifra che circola per voltare pagina una volta per tutte è di 20 miliardi di dollari. Il ministro della giustizia dello stato di New York Eric Schneiderman pare sia l'unico a non voler sottoscrivere l'accordo, e l'amministrazione Obama sta facendo fortissime pressioni perché ceda. La stessa amministrazione che tramite la Fhfa ha deciso ora di far causa alle banche.
Altra contraddizione: lunedì scorso sempre la Fhfa ha formalmente bloccato un accordo da 8,5 miliardi che Bank of America aveva raggiunto con un gruppo di investitori.
Per gli istituti finanziari quello dei privati è un altro fronte aperto. Il cui conto potrebbe risultare altrettanto salato. Come ha dimostrato la causa depositata il mese scorso da Aig in cui si chiede un risarcimento di 10 miliardi sempre a Bank of America.
Che la solidità di quella banca sia pericolosamente incerta, lo dimostra la richiesta appena ricevuto dalla Federal Reserve. Il Wall Street Journal ha infatti rivelato che la banca centrale ha chiesto dettagli sulle misure che l'istituto è pronto a prendere nel caso le proprie condizioni finanziarie peggiorino ulteriormente.
In un momento in cui il mercato del lavoro non dà segni di ripresa, una cosa è certa: la battaglia sui costi della grande truffa dei subprime garantirà lavoro per anni agli studi legali di Washington e New York.
cgatti@ilsole24ore.us
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