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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2011 alle ore 15:17.

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Nell'agosto dell'anno scorso il generale David Petraeus, all'epoca alla testa delle forze alleate in Afghanistan, si congratulò con il ministero della Difesa afghano perché l'esercito di Kabul aveva raggiunto i 134 mila effettivi con tre mesi di anticipo sulla tabella di marcia che dovrebbe portarlo a contare 240 mila soldati (più 160 mila agenti di polizia) entro il 2014.

Oggi le forze di sicurezza afghane schierano 170 mila soldati e 120 mila poliziotti ma sono afflitte dalla piaga delle diserzioni, da sempre endemica in Afghanistan ma che nei primi sei mesi di quest'anno è cresciuta al punto che ben 24 mila soldati non si sono più presentati ai propri reparti. Un soldato afghano su sette infatti non è rientrato dalle licenze o è scomparso con armi, uniformi ed equipaggiamenti. Un numero di disertori doppio rispetto al primo semestre del 2010. Nel solo mese di giugno più di 5 mila soldati hanno disertato, il 3 per cento delle forze dell'Afghan National Army, come racconta il Washington Post citando uno studio delle forze Nato a Kabul. Almeno due gli elementi all'origine dell'ingigantirsi del fenomeno. Le scarsa selezione delle reclute imposta dalla necessità di incrementare rapidamente il numero di militari e la decisione del presidente afghano Hamid Karzai di non punire le diserzioni nel nome di una flessibilità che avrebbe dovuto consentire a molti militari di rientrare a casa durante la stagione del raccolto e poi di riprendere il servizio. Una pratica però non accettabile specie in un esercito in guerra ogni giorno contro gli insorti che non può permettersi di avere reparti a ranghi ridotti anche tenendo conto del costi di equipaggiamento e addestramento impartito dalla Nato Training Missione Afghanistan.

Il generale Sher Mohammad Karimi, capo di stato maggiore dell'esercito, vorrebbe ripristinare le sanzioni disciplinari per chi lascia basi e reparti non autorizzato o non ritorna in caserma al termine delle licenze anche perché lattuale disponibilità reale di militari nei "kandak" (battaglioni) afghani non supera il 60/70 per cento degli organici. I comandi alleati temono che le diserzioni possano inficiare i piani di potenziamento delle forze afghane nel momento in cui comincia il ritiro di 30 mila del 100 mila soldati statunitensi presenti in Afghanistan. Il ministro della Difesa, Abdul Rahim Wardak minimizza sottolineando come l'esercito abbia assunto maggiori responsabilità quest'anno "accelerando come mai prima d'ora il suo potenziamento".

Nonostante la disponibilità di armi e materiali nuovi forniti dagli Stati Uniti (veicoli Hummer, elmetti in kevlar, fucili M-16) e uno stipendio salito a 350 dollari mensili, il tasso di diserzione resta troppo alto, almeno doppio rispetto a quello considerato accettabile dagli esperti della Nato Training Mission - Afghanistan "Se la situazione resterà la stessa tra tre anni e mezzo, quando è previsto che gli afghani assumano la totale responsabilità della sicurezza avremo un problema" ha sottolineato il generale Michael Day, uno dei vice comandanti della missione addestrativa della Nato.

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