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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 08:11.
Alla fine, dopo quattro faticose riscritture, la manovra di Ferragosto, imposta dalla Bce e monitorata ad horas dalla Commissione Ue, oltre che dai mercati, ha una fisionomia definita. Dal punto di vista dei saldi, la correzione complessiva è ora anche nominalmente più imponente, per effetto dei 4,2 miliardi dell'aumento dell'Iva.
Per certi versi, essendo figlia dell'emergenza, era anche in qualche modo già scritto che la correzione avvenisse per buona parte sul fronte delle entrate. Tagliare le spese è operazione politicamente più costosa e complessa, soprattutto quando chi deve condurla in porto parla linguaggi diversi in casa propria. Basterà una manovra che in cifra assoluta è la più ingente degli ultimi decenni? Al momento appare francamente improbabile, oltre che non certo auspicabile, che dopo la manovra di luglio e la nuova correzione di agosto occorra intervenire nuovamente.
L'appuntamento, almeno per quel che ci riguarda, è con la legge di stabilità (l'ex Finanziaria) che farà il suo ingresso in Parlamento a metà ottobre. Legge tabellare, finora, cui è affidato il compito di recepire all'interno dei saldi di finanza pubblica gli effetti delle manovre già varate nel corso dell'anno. Quest'anno potrebbe andare diversamente, potenziando ad esempio lo strumento dei ddl collegati, cui la recente legge di riforma della contabilità pubblica attribuisce il compito, appunto, di introdurre le eventuali norme a carattere ordinamentale escluse dal "corpo" della ex finanziaria. ù
Ma prima di tutto, sono attese le nuove stime del governo, che aggiorneranno il quadro rispetto al «Def» di aprile. Ed eccoci al punto. Poichè le previsioni di rientro dal deficit, con annesso il pareggio di bilancio nel 2013, sono "tarate" su un percorso di crescita pari a circa l'1,5% nella media del quadriennio, una robusta revisione al ribasso delle stime (peraltro già data per scontata da diversi organismi internazionali) imporrebbe di intervenire nuovamente per riportare i conti sul tragitto delineato dalle due manovre correttive. Certo la congiuntura internazionale è una variabile sulla quale possiamo incidere ben poco, ma qui da noi dopo le manovre dell'emergenza forse è giunto il momento di affrontare di petto la vera questione: la bassa crescita. Rigore e sviluppo, in poche parole. Non è una mission impossible.
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