Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 06:39.

My24
Convogli libici in Niger, mistero sul raìsConvogli libici in Niger, mistero sul raìs

Nessuno è in grado di dire se Muammar Gheddafi si trovasse davvero lì. Come accade quasi ogni giorno, i clamorosi annunci sono subito seguiti dalle smentite. Ma la vicenda del convoglio libico carico di miliziani entrato in Niger sta assumendo i contorni di un giallo.
Nella notte tra domenica e lunedì una lunga colonna di camion militari e veicoli blindati (dai 200 ai 250 mezzi) ha attraversato il confine tra Libia e Niger. Lunedì, poi, un secondo convoglio di camion carichi di oro e banconote avrebbe fatto lo stesso (alcuni ribelli sostengono sia transitato insieme al primo).

Il tragitto percorso è noto come corridoio del Sahara, fino a pochi mesi fa una rotta battuta spesso da trafficanti di esseri umani e da migliaia di clandestini subshariani in fuga verso l'Europa. E oggi percorsa al contrario da centinaia di mercenari neri e da migliaia di immigrati che temono sanguinose rappresaglie da parte dei ribelli.
Il convoglio sarebbe transitato ieri pomeriggio per Arlit, centro minerario del Niger, poi, scortato dall'esercito nigerino, avrebbe raggiunto Agadez. E da lì avrebbe preso la lunga via, 900 chilometri, per la capitale del Niger, Nyamey. Una città troppo vicina al confine con il Burkina Faso per non destare sospetti. Al contrario del Niger, che ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione (il Governo dei ribelli) il Burkina non ha fatto altrettanto, anzi avrebbe offerto asilo all'ex raìs e ai suoi familiari.
Il ministro degli Esteri nigerino ha smentito che Gheddafi possa trovarsi nel Paese. E se fonti militari americane e francesi hanno detto di non sapere dove si trovi, in serata fonti militari del Niger hanno riferito di «voci insistenti che parlano della presenza di Gheddafi o di uno dei suoi figli (sembra Seif al-Islam, ndr) nel convoglio».

Non è una sorpresa che diversi membri del regime stiano fuggendo in Niger. La popolazione Tuareg, la cui "nazione" abbraccia diversi Stati (Algeria, Ciad, Libia del Sud, Niger) è stata spesso usata da Gheddafi come un grimaldello per far pressioni sugli Stati vicini. Dietro le due rivolte dei Tuareg, contro il Governo del Niger, ci sarebbe stata anche la mano dell'ex raìs. I ribelli rivendicano più autonomia e maggiori ricavi dalle vendite di uranio, la maggior fonte di entrate di uno dei Paesi più poveri del mondo. Ed è sempre stato Gheddafi a presiedere nel 2009, nella sua roccaforte di Sebaha (oggi ancora in mano ai lealisti) all'accordo di pace tra ribelli Tuareg e Governo del Niger. Tuareg nigerini erano anche molti dei mercenari stranieri che hanno combattuto contro i ribelli a fianco delle forze lealiste. L'avvistamento nel convoglio - secondo alcuni testimoni - di Rhissa Ag Boula, vale a dire il protagonista di due ribellioni tuareg nel Niger, uomo molto vicino a Gheddafi, rafforza la pista del sostegno tuareg alla fuga del clan Gheddafi.

Ma perché la missione Nato, dotata di sofisticati sistemi satellitari, non ha bloccato il convoglio? «La nostra missione è proteggere la popolazione civile in Libia, e non dare la caccia e colpire migliaia di membri del regime, mercenari, e sfollati in fuga» ha ribattuto il colonnello della Nato Roland Lavoie. Nel frattempo in un'intervista a una tv siriana, il portavoce di Gheddafi, Moussa Ibrahim, ha assicurato che l'ex raìs «è in ottime condizioni di salute e sta organizzando la difesa della Libia». «Combatteremo e resisteremo per la Libia e per tutti gli arabi. Abbiamo ancora forza». La guerra non è dunque finita. E Gheddafi è ancora pericoloso. Pur enfatizzando i recenti successi dei ribelli, lo confermano anche fonti della Nato. Dopo giorni di trattative i ribelli hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per entrare pacificamente a Bani Walid, una delle roccaforti del Colonnello da cui sarebbe fuggito con diversi membri del regime. Ma la presunta presa pacifica di Bani Walid non cambia più di tanto la situazione. Almeno fino a che non cadrà Sirte, città natale dell'ex raìs in cui si trovano migliaia di miliziani. L'ultimatum imposto dai ribelli scade sabato.

Shopping24

Dai nostri archivi