Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 08:11.
ROMA. Per il contributo di solidarietà primo appuntamento in cassa solo nel 2012 quando i super-ricchi si cimenteranno con la dichiarazione dei redditi complessivi percepiti nel 2011. È questa una delle novità dell'ultima ora del maxiemendamento alla manovra su cui ieri sera il Governo ha ottenuto la fiducia dal Senato (165 sì, 141 no e 3 astenuti), che ha contestualmente approvato tutto il testo nella nuova versione inviandolo poi alla
Camera per il sì definitivo. Un testo in cui si dice a chiare lettere che tutte le maggiori entrate realizzate di qui ai prossimi cinque anni (fino al 2015), quindi anche quello dall'aumento dell'Iva, sarà integralmente utilizzato per la riduzione del debito e il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati con la Ue. Con una sola possiible eccezione: l'eventuale quota degli incassi strutturali (in termini permanenti) dalla lotta all'evasione non destinata alla riduzione del deficit, dal 2014, dovrà essere indicata nel Def. E dovrà confluire in un apposito fondo per la riduzione della pressione fiscale e l'alleggerimento del cuneo contributivo su famiglie e imprese.
Tornando al contributo di solidarietà, la super-Irpef del 3% sui redditi oltre i 300mila euro è anche potenzialmente prorogabile, in caso di necessità, fino al raggiungimento del pareggio di bilancio, che al momento resta comunque fissato al 2013. Tra i ritocchi apportati in extremis anche l'alleggerimento del taglio all'indennità dei parlamentari con seconda attività lavorativa, la proroga di un anno per gli accertamenti Iva collegati al condono tombale del 2002 e la deroga al blocco del turn over per le Regioni con piani di rientro dal deficit sanitario.
L'unica misura ad avere un impatto contabile sul 2011 è l'aumento del'Iva dal 20% al 21%, che garantirà il prossimo anno 700 milioni, per poi attestarsi a quota 4,2 miliardi dal 2013. Complessivamente l'impatto della manovra sull'indebitamento netto sale nel 2013 a quota 54,265 miliardi (49,8 miliardi indicati al momento varo del decreto).
Al di là delle ultime correzioni, il maxi-emendamento votato ieri ha mantenuto la fisionomia annunciata giovedì. Oltre al contributo di solidarietà e all'aumento dell'Iva, viene anticipato al 2014 il progressivo innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici private che raggiungerà quota 65 anni nel 2016, e scatta il pacchetto anti-evasione con l'annunciata modifica delle misure nei casi in cui è previsto il carcere.
Confermati la riduzione dei tagli agli enti locali, il rafforzamento della stretta sui ministeri, la rinuncia alla soppresione dei piccoli Comuni, l'avvio del piano di spending review per i ministeri e la riorganizzazione degli uffici giudiziari.
Dopo lunge giornate di tensione, la manovra ha ottenuto il disco verde del Senato con le ultime modifiche scaturite dall'accordo raggiunto nella maggioranza martedì dopo l'appello di lunedì scorso del capo dello Stato a riccorerre subito a misure più robuste. Un via libera arrivato poche ore prima dell'attesa riunione di oggi della Bce, in cui dovrebbe essere affrontata anche la questione dell'acquisto dei titoli italiani, e su un testo che ha ricevuto il giudizio positivo da Bruxelles.
Ma il clima non tende a rassenerarsi. L'ultimo braccio di ferro c'è stato ieri alla Camera per decidere la tabella di marcia dei lavoro. Il Pdl punta a una rapida approvazione del testo (entro sabato) attraverso una nuova fiducia ma il Pd non è d'accordo e chiede, a sua volta, due o tre giorni in più per arrivare a un disco verde concordato al massimo martedì. Ieri poi al Senato non sono mancate le polemiche sulla decisione presa in extremis dal Governo di rendere più ardua la strada per carcerare gli evasori: secondo Pd e Idv si sarebbe trattato dell'ennesima norma ad personam in favore del premier.
Sul fronte del Quirinale, il capo dello Stato, che non avrebbe accolto con molto entusiasmo la decisione del Governo di ricorrere alla fiducia a palazzo Madama, è pronto a dare il suo via libera al testo una volta approvato dal Parlamento, anche se rimarrebbe, secondo quanto emerge da ambienti parlamentari, qualche perplessità sull'articolo 8 (quello sulla contrattatti di lavoro).
Intanto proseguono le schermaglie tra Pdl e Lega sui passi da compiere dopo l'approvazione della manovra e sopprattutto sull'opportunità, non affatto gradita al Carroccio, di aprire un tavolo sulle pensioni in conteporanea all'attuazione della delega fiscale e assitenziale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA