Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 21:00.

My24

È stata una delle due ragioni di scontro tra Assocalciatori e Lega di serie A, chiamati a trovare un'intesa sul rinnovo del contratto collettivo scaduto da mesi. Anche se a dire il vero il presidente dell'Aic, Damiano Tommasi, ha più volte dichiarato che si trattava di un pretesto per rimandare la firma sul documento e addossare le responsabilità dello stallo ai giocatori, subito castigati dal popolo arrabbiato con accuse del tipo: "ricchi e ingrati".

Stiamo parlando della supertassa, il contributo di solidarietà che il Governo aveva annunciato di inserire nella manovra finanziaria e che poi aveva tolto dopo un vociare animato tra i vertici di Lega e Pdl. Bene, è notizia di ieri, il contributo di solidarietà ci sarà, e questa volta si fa per davvero. Cambiano soltanto i numeri.

Se prima si parlava di una sovrattassa che gravava su chi dichiarava redditi superiori a 90 (5%) e 150 mila euro (10%), ora le cose stanno diversamente. Ad aprire il portafogli saranno soltanto coloro che possono vantare entrate annuali pari o superiori a 300 mila euro. E la tassa non sarà del 5 e nemmeno del 10%, ma "appena" del 3 per cento. Ci risiamo. Buona parte dei calciatori che prestano servizio nel nostro campionato supera abbondantemente quella cifra e quindi, ecco, si riapre il fascicolo e si ripropone la domanda: chi pagherà, giocatori o società?

Fortuna che la firma c'è già stata e che il contenzioso tra Lega e Aic non si possa più riaprire, almeno per un anno. Altrimenti, è probabile che i presidenti delle società avrebbero fatto il possibile e pure di più per inserire una postilla nel nuovo contratto collettivo per scaricare definitivamente sui propri giocatori la responsabilità di pagare il dovuto.

Anche se va detto che buona parte dei club di serie A può già contare su contratti che prevedono uno stipendio lordo, quindi comprensivo anche di tasse e spese che sono e saranno di chiara competenza dei calciatori. Il problema rimane e diventa di non facile soluzione per le altre società, quelle più grandi e blasonate, che invece hanno preferito ragionare in termini di stipendio netto. Perché le stelle del firmamento calcistico mondiale preferiscono così e perché prima di questo tifone non c'era motivo di farsi venire la tremarella per una differenza che contava sì, ma fino ad un certo punto.

Ora che il tavolo delle trattative tra Lega e Aic è stato messo in un angolo in attesa di momenti migliori, la patata bollente passerà direttamente a calciatori e presidenti, che dovranno risolvere il guaio in completa autonomia. Perché non si scappa, qualcuno dovrà pagare. Spetterà ai singoli club ragionare sul da farsi e rispondere all'esigenza di quattrini delle casse di casa Italia. Tremonti ha bisogno di denaro per fare quadrare i conti e poco importa se a versare l'assegno saranno i patron delle squadre o i giocatori. Basta che arrivino. E che arrivino tutti.

Stiano tranquilli i calciatori, per loro si tratta di spiccioli. Qualche esempio? Ibrahimovic, che ha una busta paga che si aggira sui 9 milioni di euro netti all'anno, potrebbe pagare una cifra compresa tra i 200 e i 300 mila euro. Buffon se la caverà invece con meno di 200 mila euro e ancora meglio dovrebbe andare al suo collega di reparto Abbiati, che sarebbe costretto a preparare una borsa con meno di 70 mila euro. Fosse rimasto in Italia, anche Eto'o si sarebbe trovato a rispondere alla chiamata di Tremonti. Ma ha preferito l'Anzhi e la Russia. Che gli garantiscono una montagna di denaro che non sarà in alcun modo toccata da una supertassa.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi