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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2011 alle ore 08:11.

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Barack Obama ha proposto ieri un ambizioso e urgente piano di rilancio da 400 miliardi di dollari per un'economia che ancora soffre dei postumi di una recessione, la grande recessione del 2007-2008, ancor più grave di quanto non si pensasse.

Nel discorso forse più importante della sua presidenza, Obama ha messo quindi sul piatto un pacchetto di stimoli, composto al 70% di sgravi fiscali per imprese e lavoratori, e al 30% di spese in progetti infrastrutturali, trasferimenti agli Stati e investimenti nell'istruzione. Parlando in diretta televisiva di fronte al Parlamento riunito in sessione plenaria, Obama ha colto l'ultima importante opportunità per riprendere in mano l'iniziativa politica strappatagli dai repubblicani dopo la loro vittoria nelle elezioni di midterm del novembre 2010, e assicurare così la rielezione il prossimo anno. Il progetto sul lavoro di Obama costituisce probabilmente l'ultima chance di stimolare la crescita e salvare l'economia da una nuova recessione prima delle elezioni presidenziali del novembre 2012.

È stato il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke a rivelare ieri che la recessione del 2007-2008 è stata più profonda, e la ripresa meno forte, di quanto non si pensasse. «L'attività produttiva non è ancora tornata ai livelli di prima della crisi» ha detto Bernanke in un discorso pronunciato a Minneapolis qualche ora prima del presidente. La Fed ha a disposizione strumenti di politica monetaria per dare un'altra spinta all'economia (per esempio la cosiddetta Operation Twist, la vendita di titoli del Tesoro a breve e il simultaneo acquisto di titoli a lunga per far scendere i tassi di interesse a lunga) ma Bernanke ieri non ha detto se e quando li utilizzerà, deludendo così Wall Street.

Benché i precedenti interventi di politica monetaria espansiva abbiano avuto un effetto positivo sull'economia, essi si sono rivelati insufficienti a sostenere la crescita. Ecco perché Obama ha iniziato a fare pressione sui repubblicani per sostenere un piano di stimoli che potrebbe essere l'unico modo di salvare l'economia da un'altra crisi.
Obama ha chiesto 120 miliardi di dollari per l'estensione degli sgravi sulle trattenute per le pensioni, in scadenza a dicembre, al fine di stimolare le assunzioni. Ha chiesto anche un'estensione dei sussidi per la disoccupazione per chi non riesce a trovare lavoro entro sei mesi dal licenziamento. Con la disoccupazione ferma al 9,1%, e almeno 6 milioni di disoccupati cronici, i consumatori americani stanno risparmiando di piu e spendendo di meno, riducendo la domanda e di conseguenza l'attività produttiva delle imprese, che a loro volta non assumono nuovi lavoratori. Un circolo vizioso con effetti deleteri.

Ora a Obama spetta convincere i repubblicani ad approvare questo pacchetto ma non sarà facile. I repubblicani sono convinti che nemmeno il megapacchetto da 800 miliardi di dollari di stimoli varato all'inizio del 2009 abbia avuto effetto. I democratici continuano a credere invece che non sia stato abbastanza grande data la dimensione della crisi.
Alla spaccatura ideologica si aggiunge l'inconfutabile rischio di far salire il deficit pubblico, ma su questo punto il governatore Bernanke è intervenuto a favore di Obama invitando il Parlamento ad adottare misure restrittive nel lungo periodo ma non nel breve, per non soffocare un'economia gia fragilissima. «Fortunatamente - ha detto - questi due obiettivi non sono incompatibili».

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