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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 08:22.

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Deciso, presidenziale, preparato, accorto, Mitt Romney ha sconfitto ieri nel primo confronto diretto Rick Perry, il "sensazionalista", aggressivo, estremista governatore del Texas, paladino della destra repubblicana.

Nel dibattito di ieri sera a Simi Valley, in California, nella Biblioteca del Presidente Reagan, si e' parlato senza troppa cretivita' di economia, della necessita' comune di "sconfiggere Barack Obama", di immigrazione, di regole di terrorismo e di guerre.

Ma se c'e' stato un momento chiave, e' stato quando Perry ha definito per ben due volte le pensioni americane un "Ponzi Scheme":" Se vogliamo dire a giovani di 25 anni che possono continuare a versare i loro quattrini al fondo pensioni e che li otterranno indietro, gli diciamo una bugia. Il "Social Security" e' uno schema Ponzi..." ha detto Perry. E Romney prontissimo ha ribadito:" qui non si tratta di gettare la sugna e chiudere le pensioni, si tratta di salvarle e' questo che faro' da Presidente degli Stati Uniti d'America". E in un altro scambio:"Mitt, da governatore sei riuscito a creare meno posti di lavoro di Dukakis" ha attaccato Perry. "Se e' per questo tu ne hai creati meno di George W. Bush" ha risposto senza perdere un attimo Romney.

Ma non e' stata solo una questione di posizioni o di parole. Romney nel corso del dibattito ha parlato meglio, con maggiore coerenza e sicurezza di Perry. Forse i due anni di preparazione per la corsa del 2008 e altri tre anni di addestramento sono davvero serviti a qualcosa a un candidato che sembrava legnoso, perfettino e piu' motivato da una diligente preparazione a tavolino che da una forte motivazione di leadership. Ieri invece abbiamo visto un candidato da grande spolvero. Si dira' che Perry sapeva bene quel che faceva su due livelli. Il primo. Ha voluto dimostrare coerenza con le sue idee. Aveva gia' definito uno "schema Ponzi" le pensioni in un suo recente libro "Fed Up", "Ne ho Abbastanza", destinato a mobilitare il movimento Tea Party. Ha voluto dimostrare di non essere un "flip flop candidate" un banderuola che cambia posizione col vento.

Ma ha anche voluto confermare il suo "appeal" per la base militante del partito, quella base in grado di mobilitare il voto che oggi trova il suo principale esponente nel movimento "Tea Party". Ma la tesi che le priamrie si vincono agli estremi e che Perry potra' cambiare marcia nel confronto diretto con Obama non regge quando si prendono posizioni estreme su un tema come quello delle pensioni, chiamato nel gergo politico americano "il terzo binario", quello che porta l'elettricita':" chi lo tocca muore". Per questo ancora non si e' ancora riusciti a fare un seppur modesto progetto di riforma. Quando si parla di intrusione dello stato, di regole eccessive, di troppe tasse e troppa spesa assistenziale il Tea Party la destra repubblicana si mobilitano. Ma quando si parla di pensioni garantite dallo stato, persino nel Texas piu' profondo dove regnano pistole e cow boys, ci si toglie il cappello.

E' naturalmente presto per liquidare Perry da questa corsa. Il governatore del Texas ha tasche profonde, grande resistenza e stara' di certo gia' preparando il contrattacco. Alla fine si dovranno contare i voti, non le reazioni umorali del pubblico davanti a un dibattito televisivo. E per l'Iowa ci vogliono ancora cinque mesi, la data e' fissata per il 6 febbraio 2012. Ma l'establishment repubblicano vuole vincere contro Obama e sa che la Casa Bianca in America si vince al centro. Abbiamo gia' dato su queste pagine uno spaccato della posizione di questo establishment, quello vero, che conta e che controlla persino il Tea Paerty se necessario. E avevamo chiarito che Perry non era un "Favorite Son". Non che lo fosse Romney. Al punto che vi sono stati (ma ci saranno ancora dopo la performance di ieri di Romeny?) tentativi di convincere il governatore del New Jersey Chris Christie a scendere in campo.

Ma il dibattito di ieri e' servito a chiarire molte altre cose. Michelle Bachmann, il vero candidato del Tea Party, e' sembrato un fuoco di paglia dopo i primi successi in Iowa. Ieri sera era decisamente in secondo piano, sorriso tirato, di plastica e argomenti ragionevoli ma poveri. Jon Huntsman, ex governatore dello Utah, articolato, rassicurante, realista, ma privo di quella energia, di quella autorevolezza monopolizzata su tutti da Romney e da Perry e dal loro primo confronto ravvicinato. Lo stesso vale per gli altri candidati relegati al ruolo di semplici interessanti comparse, Ron Paul, divertente e arguto, il giovane senatore Rick Santorum che ha rivendicsto con orgoglio le sue origini italiane parlando di immigrazione, l'afroamericano Herman Cain, ex amministratore della catena "Godfather Pizza" amato per il suo ruolo da caratterista e infine Newt Gingrich ex grande potenza del partito, intelligente accattivante ma pur sempre relegato al passato.

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