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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 06:43.

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ROMA
Scoppia la polemica sulla richiesta del premier alla Camera di considerare inutilizzabili le intercettazioni e i tabulati sulle ragazze dell'Olgettina nel processo Ruby. Se il premier ottenesse l'ok, sostenuto dai difensori Piero Longo e Niccolò Ghedini, una delle conseguenze del pronunciamento della Giunta per le autorizzazioni a procedere – che ha ricevuto una lettera di Berlusconi di tre pagine e circa 300 di allegati – potrebbe essere quella di evidenziare un conflitto tra Camera e Tribunale di Milano che, sollevato davanti alla Corte Costituzionale, rallenterebbe in modo notevole i tempi del giudizio immediato disposto da pm e gip milanesi nei confronti del Cavaliere sul caso Ruby. L'opposizione insorge: per Marilena Samperi (Pd) si tratta di richieste «irricevibili e assurde» visto che le intercettazioni e i tabulati che il premier vorrebbe vedere bollate come «irricevibili» riguardano «soggetti terzi». E Donatella Ferranti (Pd) si chiede cosa c'entrino «Minetti, Ruby o Marysthelle Polanca con l'articolo 68 della Costituzione». «Riteniamo stupefacente - sottolinea Pierluigi Mantini (Udc) - che si continui ad abusare in questo modo delle istituzioni per fini personali». Il vice-capogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, difende la strategia di coinvolgere la Giunta sostenendo che «il Tribunale di Milano ha omesso di decidere».
Per ora l'organismo parlamentare presieduto da Pierluigi Castagnetti non prende posizione e si pronuncerà sul tema dopo il 16 settembre, quando avrà votato sul caso di Marco Milanese, l'ex braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Su Milanese pende la richiesta di autorizzazione all'arresto inviata a Montecitorio dalla procura di Napoli. La seduta di ieri è stata rinviata al 13 settembre dando così alla Lega ancora tempo per decidere. Il voto del Carroccio sarà determinante, così come accadde per l'altro deputato del Pdl Alfonso Papa, poi arrestato e coinvolto nell'inchiesta P4. E le carte riguardanti il principale accusatore di Milanese, Paolo Viscione, trasmesse dalla procura di Benevento su richiesta della stessa Giunta, non potranno essere consultate dai difensori di Milanese, come lui stesso aveva chiesto. Perché non è possibile, sottolinea Castagnetti, che si arrivi alla «strumentalizzazione delle procedure parlamentari ai fini di privata difesa». Le prerogative dei parlamentari si esercitano alla Camera, osserva, ma ci si difende in Tribunale.
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