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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2011 alle ore 08:12.

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ROMA
La decisione l'aveva già presa. Che non avesse voglia di incontrare martedì a Palazzo Chigi i Pm napoletani titolari dell'indagine sul presunto ricatto ordito ai suoi danni dal duo Lavitola-Tarantini lo aveva detto ai quattro venti. In pochi però sapevano che Silvio Berlusconi negli ultimi giorni ha riaggiornato la sua agenda. La manovra economica e la crisi sui mercati martedì lo farà infatti volare prima a Bruxelles, dove incontrerà in mattinata Herman Von Rompuy, presidente permanente del Consiglio Ue, e poi nel pomeriggio a Strasburgo, per il vis a vis con Josè Manuel Barroso. Il presidente della Commissione europea si troverà infatti quel giorno in "trasferta" nella città alsaziana, sede del Parlamento europeo. Un doppio appuntamento che lo rende indisponibile a rispettare l'appuntamento con i magistrati napoletani, che hanno appreso della disdetta prima dai media che dalla presidenza del Consiglio. «Vorrà dire che fisseremo una nuova data», taglia corto il capo della Procura partenopea Giovandomenico Lepore.
La partenza di Berlusconi era stata tenuta segreta. Venerdì però qualche uccellino europeo ben informato ha spifferato la notizia (si veda il Sole 24 ore di ieri). Apparentemente nessuno ne sapeva niente, tant'è che uno dei legali del premier, Piero Longo, l'aveva seccamente smentita definendola pura «illazione» e ricordando «il dovere» di testimonianza. In effetti ricostruendo la vicenda sembra che Berlusconi si sia mosso rapidamente e con pochi collaboratori. L'appuntamento con Barroso è stato deciso all'ultimo momento. La conferma ufficiale è infatti arrivata solo ieri mattina e non da Roma bensì da Bruxelles. L'opposizione ovviamente accusa il Cavaliere di voler «fuggire». Il Pd definisce «sconfortante» l'utilizzazione delle istituzioni europee come «paravento per fatti privati» e «umiliante» il presunto imbarazzo delle segreterie di Barroso e di Van Rompuy «che non sanno cosa rispondere sui motivi dell'incontro richiesto dal premier».
I magistrati comunque non si perdono d'animo. In attesa del nuovo appuntamento a Palazzo Chigi, lunedì interrogheranno nuovamente Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore diventato famoso per aver portato alcune escort a Palazzo Grazioli, tra cui Patrizia D'Addario, e ora accusato di ricatto ai danni del premier. Quanto alla fuga di notizie, a partire dall'intercettazione tra Berlusconi e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola, a cui Berlusconi avrebbe suggerito di non far rientro in Italia, il ministro della Giustizia Nitto Palma ha ribadito che la verifica è in corso, sottolineando che in presenza di un'interpellanza parlamentare (quella presentata dal Pdl) procedere all'accertamento delle responsabilità è «un atto dovuto».

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