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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2011 alle ore 18:33.

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Ecco che cosa è successo nel forno della centrale nucleare di MarcouleEcco che cosa è successo nel forno della centrale nucleare di Marcoule

Tre camere d'incenerimento, la prima a 900-1000 gradi, la seconda a 1100-1200 gradi e la terza ancora più calda, per incenerire scorie solide e liquide a bassa radioattività. E' questa la composizione del forno interessato all'esplosione nel sito nucleare di Marcoule, che non si trova all'interno di una centrale nucleare, ma di un impianto utilizzato per il trattamento delle scorie. A Marcoule, sede della prima centrale nucleare francese, non ci sono reattori in funzione: l'ultimo è stato spento nell'84. Dal '99 il sito viene sfruttato per lo smaltimento di scorie provenienti dall'industria nucleare, dai centri di ricerca e dagli ospedali.

Il forno saltato in aria, quindi, è un inceneritore attivo all'interno del Centre Nucléaire de Traitement e Conditionnement (Centraco), dove vengono bruciati soprattutto oggetti metallici, come vasche, pompe o utensili, usciti dalla manutenzione dei reattori o dallo smantellamento di centrali, ma anche tute da lavoro, guanti e in misura minore rifiuti liquidi, come soluzioni di lavaggio, solventi, resine e residui oleosi. I rifiuti solidi vengono introdotti nella camera primaria, mentre i liquidi anche in quella secondaria, a seconda della composizione chimica. Il motivo dell'esplosione non è stato ancora chiarito, ma potrebbe trattarsi della reazione al calore eccessivo di un materiale non conforme alle temperature d'incenerimento.

L'obiettivo principale dell'incenerimento è di comprimere il volume delle scorie radioattive, che si riducono da 10 a 17 volte e poi vengono sottoposte a un riprocessamento nelle unità specifiche. I residui usciti dall'inceneritore sono recuperati e mischiati a una matrice solida per renderli inerti, infine introdotti in fusti metallici e trasportati nel centro di smaltimento dell'Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi.

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