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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2011 alle ore 13:15.

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Per ora nessun problema ma il futuro è ancora tutto da decidere. Umberto Bossi preferisce non sbilanciarsi troppo sul destino della maggioranza e, nel giorno in cui Silvio Berlusconi vola a Bruxelles per illustrare ai vertici Ue le misure adottate dall'Italia, il Senatur sceglie la prudenza. «Il governo tiene? Bisogna chiedere a Berlusconi. Io penso che per adesso tiene, poi dipende molto dall'Europa». Quanto alla manovra, attesa domani alla Camera per l'ok finale, il leader della Lega conferma la blindatura del testo a Montecitorio (ecco la manovra in pillole). «La fiducia? Penso di sì perché bisogna fare in fretta, almeno così dicono».

Bossi rispolvera il dito medio sulle pensioni
Poi il numero uno del Carroccio torna a ribadire il "niet" padano a un eventuale intervento sulle pensioni di vecchiaia proprio mentre Berlusconi, da Bruxelles, sollecita l'Europa a prendere posizione («se l'Europa desse indicazioni tutti i governi sarebbero felici di aumentare l'età della pensione perché obbligati»). Il Senatur, però, fa capire che la Lega non ha cambiato idea. Lo fa rispolverando un classico del suo repertorio davanti alla domanda dei giornalisti: il dito medio alzato. Quanto basta per chiudere la questione, almeno per il momento.

Il nodo Milanese: ascolteremo cosa ci dirà
Ma il Carroccio è atteso da alcuni snodi importanti che potrebbero mettere a dura prova la sua tenuta interna. A cominciare dal caso di Milanese, l'ex braccio destro di Tremonti che oggi sarà sentito davanti alla Giunta per le autorizzazioni. Il voto dei due leghisti potrebbe essere decisivo per il destino dell'ex ufficiale delle fiamme gialle. Il Senatur non scopre le carte, sa che il no del Carroccio potrebbe creare seri problemi alla maggioranza. «Ascolteremo cosa ci dirà», si limita a rispondere davanti all'insistenza dei cronisti che lo punzecchiano sull'argomento.

Il Senatur e Maroni: io e Roberto amici da sempre, nessuna spaccatura
Come pure sui rapporti con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, protagonista di un acceso scontro con il leader leghista nelle scorse settimane. Bossi però getta acqua sul fuoco, è consapevole che l'immagine di una Lega dilaniata dalle lotte intestine non farebbe certo bene. «Io e Maroni siamo amici da sempre. Sono storie che inventate voi». Ma una bacchettata, seppure indiretta, al ministro arriva comunque quando i cronisti gli chiedono un commento sui sindaci - e in prima fila ci sono anche molti leghisti vicini al ministro dell'Interno - che alzano la voce contro la manovra. «Si vede che hanno tempo da perdere», taglia corto il Senatur chiudendo la porta in faccia agli amministratori. Gli stessi che invece hanno trovato una efficace sponda nell'amico Roberto. (Ce. Do.)

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