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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2011 alle ore 20:45.
L'ultima modifica è del 13 settembre 2011 alle ore 12:58.

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Giampaolo TarantiniGiampaolo Tarantini

È scontro tra Silvio Berlusconi e la procura di Napoli che indaga sul presunto ricatto ai danni del premier. Ma il premier, nelle ultime ore, ha fatto sapere che potrebbe presentarsi dai pm domani o venerdì, anche se per ora sono solo indiscrezioni. Il Pdl fa quadrato attorno al Cavaliere con i deputati Enrico Costa e Manlio Contento che hanno depositato un'altra interrogazione a Montecitorio (dopo l'interpellanza urgente presentata nei giorni scorsi) per chiedere al ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di mandare subito gli ispettori di via Arenula negli uffici della procura di Napoli.

Il guardasigilli già la scorsa settimana aveva avviato accertamenti preliminari su un'eventuale fuga di notizie relativa all'inchiesta per la quale sono indagati Gianpaolo Tarantini, la moglie Angela Devenuto e Valter Lavitola.

I pm a Berlusconi: indichi data o accompagnamento coatto
La tensione attorno all'inchiesta Tarantini e al presunto giro di escort a favore del Cavaliere resta dunque altissima. I pm campani hanno indicato quattro possibili date per l'interrogatorio dopo l'appuntamento di oggi saltato per la trasferta europea del premier: giovedì 15, venerdì 16, sabato 17 o domenica 18 settembre, dalle ore 8 alle ore 20. Va detto comunque che l'eventuale procedura di accompagnamento coatto del teste, in caso di rifiuto del premier a farsi ascoltare, richiederebbe comunque l'autorizzazione della Camera, essendo Berlusconi un deputato. «A Berlusconi - ha spiegato il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore - abbiamo inviato un atto di citazione a comparire come persona informata dei fatti. Abbiamo indicato le date per un altro incontro. Se anche in questo caso non dovesse essere disponibile o gli forniremo ulteriori date, o valuteremo in quel momento».

La citazione notificata stamattina ad Arcore
La citazione al premier a comparire quale persona informata sui fatti è stata notificata questa mattina nella residenza di Villa San Martino, ad Arcore (Monza). Nel documento i pubblici ministeri sottolineano che la deposizione di Berlusconi è rilevante in considerazione del fatto che si tratta di un procedimento con persone detenute. Il riferimento è a Tarantini e alla moglie, il primo in carcere a Poggioreale, la seconda ai domiciliari a Roma. La scelta di Arcore è stata fatta dai pm perché Berlusconi è coinvolto nella vicenda, quale parte lesa, in forma privata. È stato questo il motivo per il quale è stato escluso che la notifica avvenisse a Palazzo Chigi. L'atto è stato consegnato dalla Digos a un addetto della segreteria del premier, assente a causa degli incontri previsti tra Bruxelles e Strasburgo. La trasferta dal Cavaliere, organizzata in tutta fretta la scorsa settimana, ha suscitato molte polemiche con l'opposizione che ha accusato il presidente del Consiglio di usare il viaggio per sottrarsi all'appuntamento con i magistrati campani, a cui stamane il Cavaliere ha fatto recapitare una memoria difensiva.

Lepore: memoria difensiva non basta, serve confronto
La memoria consegnata oggi non ha però soddisfatto i magistrati campani che vogliono procedere comunque all'interrogatorio di Berlusconi. Già stamane il capo della procura Lepore aveva sottolineato che il documento del Cavaliere «non basta ad evitare il faccia a faccia coi magistrati». Ai microfoni di "24 Mattino" su Radio 24, il magistrato si era quindi soffermato sulla strategia difensiva del premier (ascolta l'audio). «Non è un memoriale ma una memoria difensiva. Ma non basta, anche se va letto ciò che c`è scritto e tenerne conto ai fini processuali. Va sentita la parte lesa, noi abbiamo elementi per pensare che ci sia un'estorsione e la vittima, il premier, nega l'estorsione, quindi dobbiamo sapere i particolari».

Il procuratore capo: nessuno può sottrarsi all'esame dei magistrati
Secondo il procuratore capo di Napoli «la memoria difensiva non basta perché è una versione unilaterale, vanno fatte le domande e ci sono fatti specifici da contestare. Le controdeduzioni con domande da parte dei magistrati sono necessarie per fare chiarezza, non per senso di persecuzione nei confronti di qualcuno. Nessun cittadino si può sottrarre a suo piacimento all'esame da parte dei magistrati. Lo stesso presidente della Repubblica può essere sentito come teste, con prerogative come quella di essere sentito al Quirinale, ma non si può sottrarre».

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