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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2011 alle ore 17:59.

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Il diktat della Lega contro lo sciopero dei sindaci, Attilio Fontana pensa alle dimissioni da Anci (Ansa)Il diktat della Lega contro lo sciopero dei sindaci, Attilio Fontana pensa alle dimissioni da Anci (Ansa)

Il sindaco (leghista) di Varese e presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana, sta valutando seriamente la possibilità di dimettersi dall'associazione nazionale dei comuni. «Al momento - dice - tutte le ipotesi sul mio futuro sono plausibili: può essere che vada avanti nella mia battaglia, ma se dovessi rinunciarvi non sarei più nelle condizioni di rivestire il ruolo di presidente di Anci Lombardia». Nessun pentimento per quanto deciso. «Quello che ho fatto l'ho fatto per difendere i principi fondamentali della Lega», precisa Fontana, «per difendere il territorio e il federalismo». Ma ora, «se faccio una scelta che è di partito, non posso più essere il presidente di tutti i sindaci lombardi». Dubbi sulla fedeltà al Corroccio? «Nessuno», chiarisce, «questo non è in discussione».

La battaglia in questione è quella contro i tagli agli enti locali decisi dalla manovra, nell'ambito della quale Anci ha organizzato per giovedì 15 settembre una Giornata nazionale di protesta, che si realizzerà attraverso la riconsegna al Prefetto e al Ministro dell'Interno delle deleghe in materia di anagrafe e stato civile, con la chiusura simbolica dei relativi uffici. Anche sindaci della Lega Nord hanno aderito, ma il partito di Bossi è contrario. «Si vede che hanno tempo da perdere», ha commentato lapidario il segretario federale. «Assolutamente d'accordo» con umberto Bossi si è detto Luca Zaia, governatore del Veneto. «La crisi sta attanagliando tutti gli enti - dice Zaia - si può replicare con emendamenti o esprimendo contrarietà, ma non necessariamente scendendo in piazza».

Nell'occhio del ciclone ci sono Attilio Fontana e Flavio Tosi. Per il sindaco di Verona è un fatto risaputo che la Lega ha preso posizione per ridurre il taglio agli enti locali, e c'è riuscita. Il taglio, però, dice Tosi «ci sarà comunque e noi come amministratori e come cittadini di buon senso, pensiamo che sarebbe meglio che lo Stato riduca ulteriormente i suoi costi ed eventualmente il suo patrimonio, piuttosto che incidere sulla periferia dell'impero». I vertici del Carroccio (o almeno una parte di essi) non hanno gradito le dichiarazioni di Tosi sulla fine del ciclo politico di Silvio Berlusconi. «È chiaro - ha ribadito l'esponente leghista - che il presidente del Consiglio non fa un passo indietro perchè glielo chiede il sindaco di Verona, però resto convinto che lo debba fare». Tosi sostiene da tempo (da dopo le elezioni amministrative) che la stagione politica di Silvio Berlusconi si sia esaurita, «sia per un fatto anagrafico, che comunque c'è, sia per quella che è la situazione del paese. Una svolta non sarebbe negativa, rispetto a quelle che sono le prospettive, perchè bisogna guardare avanti».

Dichiarazioni che gli sono costate la minaccia di esplusione dal Carroccio (un nulla di fatto, per ora). Ma l'uomo di frontiera della Lega, quello dialogante, più istituzionale (è noto il rapporto di reciproca stima con Giorgio Napolitano), non sembra essersi particolarmente impensierito e dice che non esiste un "caso Tosi". «Il nostro movimento è democratico, dove ognuno giustamente dice la sua opinione». Anche il governatore veneto, Luca Zaia smentisce tensioni interne alla Lega e precisa che «nel partito si é sempre discusso, anche perché ha molte anime, molte visioni». «Flavio Tosi - commenta Zaia - ha un mix giusto di politico e di amministratore, che si confà al suo profilo e alla sua storia personale, che é diversa dalla mia: io ho sempre fatto attività amministrativa, dal Comune al Governo».

Striglia invece Tosi Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso e segretario delle Liga veneta (bossiano doc). «Non é una questione di Tosi o di Berlusconi», dice Gobbo. «Il fatto é che la Lega é al governo e in una crisi economica del genere ha un'alleanza e la mantiene e la rispetta». Quanto all'ipotesi di espulsione secondo il sindaco di Treviso «saranno gli organi di partito addetti che dovranno decidere».

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