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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2011 alle ore 06:44.

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Il mercato non poteva che reagire così. Nervosamente e talmente carico di paura da liberarsi in fretta dei titoli delle banche transalpine.

I timori per un eventuale intervento di downgrading da parte di Moody's sui tre grandi istituti di Francia e la situazione sempre più aggrovigliata della Grecia hanno trovato sfogo solo in questo modo. Vendendo.

Ormai è un fatto che siano la Francia e le sue banche (e a seguire la Germania e i suoi istituti) a rischiare di più da un default greco. Sui 340 miliardi di debito complessivo di Atene quasi un terzo, un centinaio di miliardi, è di fatto in mani francesi e tedesche. Sideralmente lontana la situazione delle banche italiane che cumulano tutte insieme meno di 1,5 miliardi verso Atene.

L'esposizione complessiva dello Stato francese verso Atene supera i 50 miliardi di euro. Da qui i contraccolpi borsistici. Quasi inevitabili quando affiorano incertezze sulla via d'uscita dalla pesantissima crisi greca. Se si vuole capire meglio l'entità del fenomeno basta ripercorrere il dettaglio dell'esposizione di Parigi. Bnp Paribas, secondo le stime di Exane circolate ieri, ha in pancia 4,4 miliardi di bond greci. L'altra grande banca Société Générale di bond ne conteggiava per un valore di 1,8 miliardi che dopo le svalutazioni del semestre dovrebbero essere oggi pari a circa 1,4 miliardi.

Il Credit Agricole ha l'esposizione più bassa ai titoli ellenici con solo 329 milioni. Ma non sono solo i bond a pesare sui conti. Le tre grandi banche transalpine avrebbero, sempre secondo le stime di Exane, un'esposizione sull'intera economia di Atene assai rilevante: per Bnp Paribas si tratterebbe di 3,4 miliardi; per SocGen si parla di 3,9 miliardi e si ribalta invece la posizione del Credit Agricole che in virtù del fatto di avere la maggioranza del capitale della greca Emporiki Bank si trova ad avere un'esposizione indiretta ad Atene per 24,9 miliardi.
Che può accadere? Tutto da ora in poi dato che un default greco non è affatto escluso.

Ma anche se si salvasse (per ora) Atene, resta inevitabile la necessità di dover tagliare i valori della Grecia nei bilanci delle tre big transalpine.
Se si assumesse un taglio del 50% sui bond e del 20% sull'esposizione all'intera economia del disastrato Paese, per gli analisti di Exane, l'impatto in termini di capitale sarebbe assai evidente.

Eppure anche ieri le banche francesi hanno cercato di rassicurare i mercati. SocGen ha voluto con un comunicato riaffermare la sua solidità finanziaria e il suo grado alto di liquidità e ha annunciato di voler cedere asset per 4 miliardi entro il 2013, ridurre del 5% la base di costo del segmento corporate e investment banking e operare una «riduzione significativa degli effettivi» in diversi Paesi. Anche Bnp Paribas settimana scorsa aveva voluto rassicurare i mercati sul tema della liquidità affermando che ha ampia disponibilità di fondi a breve termine in dollari depositati presso la Federal Reserve. Tutto bene, ma il mercato sembra non avere requie e nell'incertezza tende a vendere.

Fa impressione vedere comunque le performance delle banche francesi (e di quelle tedesche) che ormai da inizio anno vedono in gran parte le loro capitalizzazioni dimezzate. Sarà certo l'incubo greco con il Paese che vivrà anche nel 2011 una recessione profonda con il Pil a cadere almeno del 5 per cento, secondo la gran parte delle stime, e la fuga dei depositanti dagli istituti di credito ellenici che ogni mese che passa si fa più profonda. Sarà la Grecia, ma il malessere sembra rivelare incertezze più profonde sulla tenuta dei bilanci delle grandi banche del Nord Europa.
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