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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 06:41.

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LOS ANGELES
Un americano su sei è povero, i ricchi stanno diventando sempre più ricchi, e la classe media si sta rimpicciolendo rapidamente: l'ultima fotografia della distribuzione del reddito negli Stati Uniti fatta dall'Ufficio di statistica americano nel 2010 mostra un Paese dove la disuguaglianza dei redditi continua ad aumentare anno dopo anno ed è ormai analoga a quella di nazioni in via di sviluppo come il Messico e le Filippine. Una constatazione con una miriade di implicazioni di natura politica, etica, sociale ed economica.
Ieri il Census Bureau ha rivelato che nel 2010 il reddito mediano della tipica famiglia americana è sceso per il terzo anno consecutivo del 2,3% a 49.445 dollari all'anno, ripiombando al di sotto dei 50mila dollari per la prima volta dal 1997. Contemporaneamente la percentuale di americani che vivono in povertà, con un reddito annuo inferiore a 22.314 dollari, è aumentata al 15,1% dal 14,3% del 2009. L'esercito dei poveri in America si è gonfiato di altri 2,7 milioni raggiungendo il livello più alto da quando il Governo Usa ha iniziato a pubblicare le statistiche nel 1959: un totale di 46 milioni di persone, equivalente all'intera popolazione della Spagna.
Un anno e mezzo di ripresa economica quindi non ha risollevato i redditi ai livelli di prima della recessione, anzi il reddito mediano nel 2010 è del 7% inferiore a quello del 2007. E con l'aumento del rischio di una nuova recessione double dip, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente l'anno prossimo.
Di fronte a questi dati, non è difficile capire la frustrazione dell'americano medio: il reddito depurato dell'inflazione di un cittadino di sesso maschile impiegato a tempo pieno è fermo ai livelli del 1973. E non è difficile capire l'ansia e le preoccupazioni dei giovani, la fascia più colpita dalla recessione: per chi è in età compresa tra i 25 e i 34 anni, il tasso di povertà è del 45 per cento.
La crescente disuguaglianza del reddito sta costringendo le aziende americane a modificare radicalmente le strategie di marketing per tener conto dell'aumento dei consumatori più ricchi e dei consumatori più poveri, e del conseguente calo del numero di consumatori medi. Molte società che tradizionalmente si rivolgevano al mercato di massa stanno sviluppando due o tre categorie di prodotto per soddisfare le esigenze di una clientela in fase di trasformazione.
Data la dimensione del fenomeno e le sue implicazioni sul tenore di vita della popolazione, non deve stupire che lo stato dell'economia sarà secondo tutte le previsioni il tema al centro della campagna presidenziale del prossimo anno. Sorprendentemente però non lo è stato durante l'ultimo dibattito tra i candidati repubblicani alla nomination, che ha ruotato attorno ai temi cari alla destra ultraconservatrice: la disciplina fiscale, il patriottismo e l'avversione contro l'ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini. Paradossalmente è stato uno degli ultraconservatori, il governatore del Texas Rick Perry, ad essere stato attaccato a destra: per essere stato troppo morbido sull'immigrazione illegale, non sufficientemente antitassazione, e troppo influenzato dalle lobby politiche. Gli attacchi a Perry hanno rafforzato di riflesso il candidato di punta Mitt Romney, apparentemente favorito dal partito per la sua capacità di catturare il voto degli indipendenti.
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