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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 06:38.

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NAPOLI.
Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, le indagini della Procura partenopea «sono tutte cose che non esistono e su cui io scagionerò naturalmente tutti». Questo dice il 24 agosto scorso al faccendiere Valter Lavitola, in Bulgaria per affari. In realtà, l'indagine dei pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Greco si preannuncia esplosiva. Le carte depositate ieri fanno anche emergere una nuova ipotesi di reato, finora inedita: una presunta «corruzione internazionale - scrivono gli investigatori della Digos negli atti - di Finmeccanica».
L'indagine è quella che ha poi portato a scoprire la presunta estorsione da 850mila euro ai danni del premier da parte di Valter Lavitola, Giampaolo Tarantini e la moglie Angela (detta Ninni o Nicla) De Venuto. E si conferma la presunta rete legale, con avvocati vicini al premier, che sarebbe stata stesa a favore dei protagonisti dei festini con le escort come Giampaolo Tarantini.
Soccorso legale per Giampi
«Preciso che a settembre 2010 mi chiamò il presidente onorevole Berlusconi che mi chiese di assumere la difesa del Tarantini». Parte così il verbale a sommarie informazioni dell'avvocato Giorgio Perroni, difensore dello stesso premier. Il professionista conferma che lo stesso Berlusconi teneva al faccendiere che nel 2008 portò a palazzo Grazioli 30 escort. Continua Perrone che «subito dopo io chiamai l'avvocato Ghedini al quale comunicai tale circostanza. Il Ghedini si limitò a dirmi che Tarantini non si era trovato bene con il suo precedente difensore, professor D'Ascola. Successivamente fissai un appuntamento con Tarantini che fu accompagnato al mio studio dall'avvocato Quaranta (Nicola, ndr) e Lavitola (Valter, ndr). Dopo la riunione - continua Perroni - dissi al Tarantini di non presentarsi più con Lavitola al mio studio (…) Lavitola non mi fece una buona impressione». Ma sui 500mila euro che sarebbero stati estorti al presidente Berlusconi, Perroni afferma: «Chiedo di avvalermi del segreto professionale».
Le «foto»: soldi per Lavitola
Lavitola parlava di fotografie «in modo sibillino» dice ai pm di Napoli Marinella Brambilla, segretaria del presidente del Consiglio. Era lei, secondo l'accusa, a passare i soldi del premier al faccendiere ex giornalista. Racconta la Brambilla: «Mi resi conto che Lavitola parlava di foto in modo strano, presi tempo e riferii della conversazione al presidente Berlusconi. Dissi cioè a Berlusconi che Lavitola voleva delle foto parlando di foto in modo strano, come se volesse alludere a qualcosa d'altro. Il presidente allora capì subito e mi disse di prelevare 10mila euro dalla sua cassa privata (una piccola cassaforte dove custodisce il contante) e di suddividere la somma in due buste da 5mila euro. Mi disse che si trattava di somme destinate a Tarantini e sua moglie, richieste per loro conto da Lavitola. Nell'autorizzarmi a prelevare questi soldi il presidente Berlusconi mi disse che si trattava di un prestito». Poi aggiunge: «Ricordo che era (il premier, ndr) infastidito e piccato. Disse qualcosa tipo: "Ma è un rompiscatole…o qualcosa del genere"».

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