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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 09:37.

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Il gip di Milano Stefania Donadeo, che ha ordinato alla Procura di Milano l'imputazione coatta per Silvio Berlusconi per concorso in rivelazione di segreto d'ufficio, nelle motivazioni del suo provvedimento, in sostanza, dopo aver ricostruito la vicenda della fuga di notizie sull'intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, spiega che ci sono gli elementi per processare il presidente del Consiglio. Secondo il gip, infatti, da quanto si è appreso, il fatto che Berlusconi abbia ricevuto ad Arcore, il 24 dicembre 2005, gli imprenditori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli che volevano fargli ascoltare il 'nastrò trafugato, che poi abbia ascoltato l'audio ed abbia anche ringraziato, sono tutti elementi che proverebbero la consapevolezza del premier nel concorrere nel reato.

Il nastro dell'intercettazione tra Fassino e Consorte ai tempi della scalata alla Bnl fu un «regalo ricevuto» da Berlusconi «stante l'approssimarsi delle elezioni politiche» scrive il gip Donadeo, nell'ordinanza con cui ha ordinato l'imputazione coatta per il premier. La pubblicazione dell'intercettazione su Il Giornale, infatti, scrive il gip, «avrebbe leso, così come è stato, l'immagine di Piero Fassino»

Donadeo ha respinto la richiesta di archiviazione formulata il 16 dicembre 2010 dalla procura di Milano per il premier e ha deciso che non solo Paolo Berlusconi, editore de Il Giornale già rinviato a giudizio tre mesi fa, ma anche suo fratello Silvio, presidente del Consiglio oggi come alla fine dicembre 2005, deve essere processato per la fuga di notizie. Nell'inchiesta spunta un nuovo indagato, Maurizio Belpietro, giornalista alla direzione de Il Giornale nel dicembre 2005, quando sulla prima pagina del quotidiano della famiglia Berlusconi furono pubblicati i contenuti dell'intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte.

La vicenda si lega anche alle elezioni 2006: la pubblicazione delle telefonate spostò una montagna di voti e fu cruciale nella rimonta del centrodestra alle urne del 2006: la pubblicazione il 31 dicembre 2005 su «Il Giornale» dell'intercettazione nella quale l'allora segretario ds Piero Fassino, non indagato, chiedeva scherzosamente «Allora, abbiamo una banca?» all'amministratore di Unipol Giovanni Consorte, impegnato nella scalata della Banca Nazionale del Lavoro poi stoppata dall'inchiesta milanese per aggiotaggio.

Nel caso Unipol-Bnl il premier è accusato di concorso in rivelazione di segreto d'ufficio. Nell'ambito della stessa vicenda, il giudice ha già rinviato a giudizio con rito ordinario il fratello del presidente del consiglio, Paolo Berlusconi, e ha definito con riti abbreviati e patteggiamenti la posizione
di altri tre imputati. «Sono sopreso, anche perché fino a questo istante non ne sapevo proprio nulla, lo sto apprendendo ora» commenta il direttore di Libero ed ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro.


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