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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2011 alle ore 06:36.

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Le banche centrali pompano liquidità con un'azione concertata per far fronte alle difficoltà di alcune banche europee a finanziarsi in dollari.
La Banca centrale europea ha annunciato ieri, d'accordo con la Federal Reserve americana, la Banca d'Inghilterra, la Banca nazionale svizzera e la Banca del Giappone, tre operazioni di finanziamento in dollari a tre mesi, il 12 ottobre, il 9 novembre e il 7 dicembre, in modo da coprire il fabbisogno di liquidità a cavallo della fine anno, un periodo abitualmente delicato per le condizioni di mercato.
L'azione concertata delle cinque maggiori banche centrali del mondo ha l'obiettivo di ovviare ai crescenti problemi della banche europee a finanziarsi in dollari. Problemi che erano emersi all'inizio dell'estate a causa della riluttanza dei fondi del mercato monetario Usa, tradizionali fornitori di liquidità a breve alle banche, e che si sono allargati ora anche alle banche americane, a causa dei timori sull'esposizione del sistema bancario europeo al debito sovrano dei Paesi delle periferia dell'Eurozona. Secondo alcune stime, le banche europee hanno accusato un calo nella raccolta in dollari attorno ai 700 miliardi di dollari nell'ultimo anno.
Un'iniziativa simile, che aveva coinvolto anche le banche centrali di alcuni dei grandi Paesi emergenti, era stata realizzata nell'immediato dopo-Lehman, quando l'interbancario si era pressoché paralizzato. Le tre aste trimestrali, in cui la domanda verrà coperta interamente, vanno ad affiancarsi alle operazioni che la Bce conduce su base settimanale fin dal maggio del l'anno scorso, ma che ultimamente avevano evidenziato tensioni sempre più acute. Dopo un periodo in cui le operazioni settimanali non erano state utilizzate dalle banche, questa settimana due istituti hanno ricevuto 575 milioni di dollari, un segnale di incapacità a finanziarsi sui mercati, dato che il tasso praticato dalla Bce è nettamente più alto di quello di mercato. Si è trattato della seconda occasione in un mese in cui le banche si sono rivolte alla Bce dopo un'interruzione di sei mesi.
Le banche francesi, che questa settimana sono state in modo particolare nel mirino dei mercati, in seguito al declassamento di Société Générale e Crédit Agricole e alla messa sotto osservazione di Bnp Paribas da parte dell'agenzia Moody's, avevano ammesso difficoltà nell'accesso a fondi in dollari attraverso i normali canali, ma Bnp Paribas e Sg avevano sostenuto anche di essersi assicurate finanziamenti da fonti alternative. Inoltre, hanno ridotto i prestiti in dollari e si stanno preparando a vendere attivi per rafforzare il capitale.
L'iniezione di liquidità era stata in qualche modo anticipata dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, lunedì sorso a Basilea, dopo la riunione dei banchieri centrali, quando aveva dichiarato che le autorità monetarie erano pronte a fornire liquidità alle banche «sulla base delle richieste». Secondo diverse fonti di mercato, tuttavia, anche se la mossa delle banche centrali è positiva e avrà efficacia nel breve periodo, la riluttanza a prestare alle banche europee è destinata a continuare finché non sarà risolta la crisi del debito sovrano.
Altri osservatori di mercato sostengono che per allentare in modo significativo le tensioni è richiesta una serie di azioni: anzi tutto, una riduzione dei tassi d'interesse da parte della Bce, che rimuova i 50 punti base di rialzo decretati negli ultimi mesi, accoppiata a una riapertura delle operazioni di rifinanziamento a un anno. L'azione dell'autorità monetaria potrebbe tuttavia rivelarsi insufficiente se non ci saranno progressi sul fronte politico per avviare a soluzione la crisi del debito sovrano, a partire dall'approvazione dei nuovi poteri del fondo salva-Stati europeo Efsf, attesa al più tardi entro ottobre. Questo potrebbe tra l'altro sollevare la Bce dal compito, molto controverso anche al suo interno (tanto da provocare le dimissioni del presidente della Bundesbank Axel Weber e del membro tedesco del consiglio Jürgen Stark), di acquistare sul mercato titoli di debito dei Paesi in difficoltà, e potrebbe contribuire a ricapitalizzare le banche. Lo stesso Stark peraltro in un discorso ieri a Vienna ha sostenuto le operazioni di fornitura di liquidità, affermando che la Bce continuerà a farlo «finché necessario».
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