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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2011 alle ore 08:13.

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La bandiera del Consiglio nazionale di transizione libico sventola sulle sedi governative di Sirte, roccaforte di Gheddafi, annunciava nel primo pomeriggio di ieri la tv al-Arabiya. Al-Jazeera aggiungeva che i ribelli avevano preso l'aeroporto di Sirte ed erano entrati a Bani Walid, altra roccaforte del raìs. Sembravano le ultime ore del regime, se non fosse che - dall'inizio della rivolta, nel febbraio scorso - più di una volta le emittenti arabe hanno dimostrato di farsi prendere dall'entusiasmo, dando per vinte battaglie che gli insorti stavano ancora combattendo.
Il quadro appare infatti molto meno delineato, anche se l'offensiva potrebbe davvero essere quella finale. A Sirte, villaggio natale di Gheddafi diventato poi una città di oltre 100mila abitanti, la battaglia tra lealisti e ribelli è in corso già da giovedì e le sacche di resistenza dei fedelissimi del raìs sono ancora molto attive. Ieri mattina colonne di insorti, appoggiati dai tank, hanno sferrato l'attacco alla città e hanno conquistato posizioni, compreso - secondo al-Jazeera - l'aeroporto, 10 chilometri a Sud della città , senza riuscire tuttavia a piegare del tutto la resistenza dei lealisti. «Hanno armi pesanti - ha dichiarato al corrispondente Reuters uno dei combattenti - Gheddafi ne ha accumulate per 42 anni... Ci stiamo radunando per indietreggiare e poi contrattaccare». Nelle ultime ore i ribelli avrebbero perso a Sirte 11 uomini.
Anche a Bani Walid, bastione tribale nel deserto, 150 chilometri a Sud di Tripoli, dopo un'iniziale e decisa avanzata dei ribelli, le truppe fedeli a Gheddafi hanno contrattaccato con razzi e colpi di mortaio. «C'è una strenua resistenza», ha dichiarato alla stampa a metà giornata Abusif Ghniyah, portavoce del Cnt a Bani Walid. «La battaglia più dura è quella del bazar cittadino, dove i lealisti si sono asserragliati e da dove continuano a sparare». E in serata i ribelli sono stati costretti a indietreggiare con i loro veicoli, a quanto pare in maniera caotica, subendo il ritorno dei gheddafiani. «Abbiamo ricevuto l'ordine di ritirarci, siamo stati colpiti da numerosi razzi. Torneremo», ha dichiarato uno degli insorti.
Per il Consiglio nazionale transitorio, che domani nominerà il nuovo Governo, il bilancio rimane invece molto positivo sul fronte diplomatico. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha attribuito il seggio della Libia al Cnt, con 114 voti a favore e 17 contrari e il Consiglio di sicurezza ha ridotto le sanzioni al Paese, incluse quelle sulle compagnie petrolifere nazionali e sulla Banca centrale. E martedì, a margine dell'assemblea Onu, il presidente americano Barack Obama incontrerà il leader del Governo provvisorio libico Mustafa Jalil.
A Tripoli, poi, dopo Nicolas Sarkozy e David Cameron, è arrivato ieri il premier turco Recep Tayyip Erdogan, accolto da eroe come nelle precedenti tappe del suo tour nordafricano, Egitto e Tunisia, da cui conta di incassare importanti dividendi politici ed economici. «Sono orgoglioso di essere testimone della vittoria e dell'avvento della democrazia in Libia», ha detto dopo aver partecipato alla preghiera islamica del venerdì sulla Piazza dei Martiri, l'ex Piazza Verde. Quindi ha rivolto un severo monito all'ex alleato Bashar Assad («Non dimenticatelo: coloro che in Siria infliggono la repressione al popolo non potranno restare in piedi») e ha reso omaggio alla memoria dei martiri libici che «si sono sacrificati per la loro patria e la loro religione come fece Omar al-Mukhtar», figura della resistenza contro la colonizzazione italiana. Un riferimento, questo, scomodo per l'Italia in una fase di riposizionamento diplomatico per le potenze occidentali, ma ben calcolato per far leva sul sentimento nazionalista: al-Mukhtar in Libia è considerato un eroe nazionale e molti ricorderanno che, in occasione della sua prima visita ufficiale in Italia, il 10 giugno 2009, Muammar Gheddafi si presentò all'aeroporto di Ciampino accompagnato dal figlio ottantenne di al-Mukhtar, sfoggiando, sul petto, una fotografia che ritraeva l'arresto dell'eroe.
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