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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2011 alle ore 08:13.

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ISTANBUL. Dal nostro inviato
«La Turchia correrà in media del 5% nella prossima decade grazie alle riforme strutturali fatte in passato, al solido sistema bancario e a una forte domanda interna. Inoltre abbiamo raddoppiato il nostro export verso il Nord Africa e il Medio Oriente mentre i consumi europei, dove pure si dirige il 50% dei nostri prodotti, è in calo per la crisi dei debiti sovrani», dice Mehmet Simsek, 44 anni, ministro delle Finanze turco. «Dobbiamo spostarci là dove ci sono i capitali, nel Golfo Persico, in Asia centrale, in Libia, in Egitto. Non è una svolta neo-ottomana come molti commentatori occidentali hanno paventato, ma solo una scelta puramente commerciale ed economica».
Il responsabile delle Finanze turco parla a Istanbul alla stampa internazionale a margine di un convegno di East Capital, società di gestione specializzata nell'Est Europa. Il ministro delle Finanze, di etnia curda, è nato a Batman, nel Sud-Est del Paese, con un passato di banchiere d'affari in Merrill Lynch, sfodera ottimismo, con un una crescita economica che nel 2010 ha raggiunto il 9% del Pil e il deficit pubblico che quest'anno resterà sotto il 3 per cento. «Rispettiamo tutti i criteri di Maastrich salvo quello dell'inflazione al 7%», spiega ricordando che il debito pubblico è al 39% del Pil.
Come spiega questo successo dopo appena un decennio dalla crisi del 2001 che per rimettere a posto le banche costò circa il 25% del Pil?
Abbiamo messo in ordine il sistema bancario favorendo le fusioni. Oggi il settore è in buona forma e le banche turche potrebbero accedere ai criteri di Basila 3 senza problemi visto che hanno due volte i capitali necessari. Comunque nel 2009 abbiamo subìto un forte shock esterno a causa della crisi internazionale a cui abbiamo risposto con una maggiore disciplina fiscale che ci ha permesso di ridurre il deficit per il Governo centrale al 2,1% del Pil. Il vero problema è stato il pessimismo globale che ha contagiato il sistema turco, dove le banche si erano fatte più caute a concedere prestiti e i cittadini avevano iniziato a rinviare i consumi. Poi siamo riusciti a ridare fiducia creando 3,3 milioni di nuovi posti di lavoro, gli investimenti sono schizzati del 43% e i consumi interni sono ripartiti. Abbiamo costruito dal 2002 15mila nuovi chilometri di strade rispetto ai 16mila già esistenti, programmato l'alta velocità e la costruzione di due centrali nucleari. Quest'anno siamo cresciuti nel primo semestre del 10,2% ma nel 2012 mi aspetto un soft landing.
Non è preoccupato per il deficit delle partite correnti che ha toccato il 9,5% del Pil, circa 75 miliardi di dollari?
Ci sono 12 miliardi di Fdi in entrata. Poi la Turchia modererà i propri consumi interni, inoltre se il prezzo del petrolio resterà stabile questo significherà un risparmio di circa 4 miliardi di dollari per la bolletta energetica. Infine ci sarà la ripresa dell'expor t verso Nord Africa e Medio Oriente dove la Primavera araba ha creato un blocco al nostro export. Con la graduale stabilizzazione del processo democratico nell'area i nostri flussi di esportazione riprenderanno.
Come va il processo di avvicinamento alla Ue?
La Turchia non è un Paese qualunque: siamo la 16^ economia del mondo e il secondo Stato in Europa per popolazione. È l'Europa ad avere bisogno della Turchia che ha un'economia dinamica e una popolazione di 74 milioni, in maggioranza giovane. Anche il timore di flussi di immigrati turchi verso la Ue è ridicolo. I dati ci dicono che l'anno scorso sono rimpatriati 50mila turchi residenti in Germania a causa della crisi. La paura dell'immigrazione è infondata. I nostri Cds sono la metà di quelli italiani, segno che il processo di armonizzazione ai criteri dell'Unione procede. Inoltre abbiamo già recepito il 60% della legislazione comunitaria. Certo abbiamo ancora un rating doppia B (junk bond) che non tiene conto della nostra reale situazione; ma sono sicuro che presto le agenzie internazionali riconosceranno il nostro status e verremo promossi a investment grade.
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A pagina 25
Focus sull'interscambio
tra Italia e Turchia

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