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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2011 alle ore 08:31.

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Ammesso che ci fossero ancora dubbi, il Napoli presenta ufficialmente la sua candidatura per lo scudetto. Se due più due fa quattro, ma nel calcio non è scontato, gli indizi erano tutti sul tavolo prima ancora di cominciare.

Una squadra già competitiva nella stagione scorsa, galvanizzata dalla partecipazione alla Champions, guidata da un tecnico competente, uscita indenne dal mercato nonostante gli allettanti corteggiamenti e addirittura rinforzata con l'acquisto di Inler, ma soprattutto sempre più consapevole dei propri mezzi. Dopo l'esordio vincente a Cesena e dopo aver tenuto in scacco il City di Mancini, gli uomini di Mazzarri strapazzano il Milan e si piazzano in testa alla classifica a punteggio pieno (con Juventus, Cagliari e Udinese) nel segno di Edilson Cavani. Mai come ieri sera il soprannome ‘Matador' si è rivelato perfettamente calzante per l'attaccante uruguaiano che con tre gol al volo fa impazzire un'intera città, rinverdendo antichi fasti e alimentando fantasie.

Tre gol per lui, tutti di pregevole fattura, al volo, e come ha orgogliosamente fatto dopo la rimonta sui campioni d'Italia in carica del Milan. La gara del Napoli parte infatti in salita con i rossoneri che passano in vantaggio ammutolendo il San Paolo dopo 12' di gioco. L'agonia partenopea , però, dura un battito d'ali e dando sfoggio di grande personalità, altro ingrediente fondamentale, il Napoli trova immediatamente il pareggio, poi dilaga. Il Milan invece è smarrito. Si è perso per strada tra mille infortuni (10) e un parco di campioni indiscutibili che però di chilometri ne hanno fatti tanti e cominciano a segnare il passo. L'assenza di Ibrahimovic, checché se ne dica, pesa. Pato e Cassano, là davanti, concludono poco e niente anche se la prestazione del barese raggiunge la sufficienza abbondante e quella del brasilano no. La differenza si palesa in tutta la sua disarmante oggettività soprattutto a centrocampo dove all'intelligenza tattica di Inler si amalgama con perfetto sincronismo la corsa inesauribile e di qualità dell'emanazione di Mazzarri, il suo pupillo imprescindibile, Christian Maggio. L'uomo più importante in mezzo al campo, col Milan, si è rivelato Gargano.

Dai suoi piedi riparte costantemente l'azione partenopea, ma sbocciano anche le palle servite a Cavani per il secondo e il terzo gol. Più in ombra Hamsik ma mai indisciplinato tatticamente. Si finge di non parlare di scudetto anche a Torino, ma la Juve è una squadra con cui prestissimo si torneranno a fare i conti. Il successo in trasferta a Siena, con gol di Matri, è un altro segnale di grande compattezza. E' ancora Pirlo a prendere per mano i compagni e a mostrare che brutto affare abbia fatto chi ha smesso di credere in lui. Ma ci sono altri bianconeri che hanno buoni motivi per sorridere. L'Udinese rinasce come sempre dalle proprie ceneri, come per magia. Evidentemente, finchè c'è un Di Natale a tirare la lima, anche quest'anno gli osservatori friulani sono riusciti a sostituire con cambi all'altezza i campioni in uscita. L'addio alla Champions con l'Arsenal sembra già una ferita rimarginata. Questa volta il capitano segna su calcio di rigore, quanto basta, insieme al gol di Isla, per portare a casa i tre punti con la Fiorentina.

Spicca invece la giornata di Giovinco, fondamentale per la vittoria del Parma su un Chievo che si è visto solo parzialmente dopo il primo gol della ‘formica atomica'. Inutile il gol segnato, alla Inzaghi, da Paloschi.Oltre a quello del Milan, è un brusco risveglio anche quello della Lazio, troppo allegrotta dietro e con pochi rifornimenti da elargire a Cissè e Klose, Dal Genoa, che vince 2-1, arriva una sonora lezione. Non brilla già più, a Palermo, la luce di Mangia. Palermo ko di fronte ad una brillantissima Atalanta che si avvicina così, a grandi falcate, al raggiungimento della quota zero da cui ripartire una volta annientati i 6 punti di penalizzazione.

Male anche il Bologna, contro il Lecce, che si impone con i gol di Giacomazzi e Grossmuller, facendo traballare la panchina di Bisoli che fino ad ora non è riuscito a tirar fuori il meglio dai suoi attaccanti, soprattutto da Di Vaio. L'aeroplanino Montella, invece, festeggia tra le proteste per il rigore realizzato da Maxi Lopez, la sua prima vittoria sulla panchina del Catania a spese del Cesena.

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