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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2011 alle ore 15:00.

Una nota pubblicata sul sito web della società neroazzurra certifica la fine di un rapporto che non è mai decollato. "F.C. Internazionale comunica che stamane, al centro sportivo di Appiano Gentile, l'allenamento della prima squadra è stato diretto da Daniele Bernazzani e Giuseppe Baresi. La Società ringrazia Gian Piero Gasperini per l'impegno dimostrato nello svolgimento dell'incarico, manifestando il proprio rammarico per l'interruzione del rapporto tecnico". Stop. Con cinque righe di comunicato stampa, Moratti esonera l'ex allenatore del Genoa e cambia pagina. Da oggi si apre ufficialmente la crisi in casa Inter.

Che le cose sarebbero andate a finire così lo si era intuito subito dopo la gara di ieri sera, persa malamente dai neroazzurri sul campo di Novara. «Non ha in mano la squadra», avrebbe risposto il patron dell'Inter a chi gli chiedeva se Gasperini sarebbe rimasto al suo posto. Quattro sconfitte e un pareggio in cinque partite sono un bottino che avrebbe messo sul chi va là anche un presidente di una società più modesta. È successo all'Inter, non poteva continuare. Perché tranne rarissime eccezioni, quando si guida una corazzata di questa portata, le manovre fuori dall'ordinario sono difficili da portare a termine e richiedono tempo. Gasperini voleva stravolgere il modo di giocare della squadra milanese, poteva andare bene subito e allora sarebbe stato un successo. Ma così non è stato ed è stato messo da parte dopo appena tre giornate di campionato.

Come dice la nota della società, la squadra è affidata per il momento alla coppia Baresi-Bernazzani, ma si dice che le consultazioni per il nuovo tecnico siano avviate e già a buon punto. La situazione è difficile e va risolta al più presto. Moratti dirà sì a un tecnico certamente di esperienza e di profilo internazionale. La squadra ha bisogno di trovare fiducia e consapevolezza nelle proprie possibilità. Serve un uomo di polso, in grado di rigenerare il motore di una squadra che da tempo non sembrava così giù di giri.

Tra i nomi che sono stati fatti nei giorni scorsi, quello che gode dei maggiori favori del pronostico è Claudio Ranieri, ex tecnico della Juventus e della Roma, soltanto per ricordare le sue due ultime esperienze in panchina. Ranieri, oggi opinionista della Rai, risponde all'identikit che hanno elaborato gli addetti ai lavori dopo aver raccolto e messo insieme le ultime esternazioni del presidente neroazzurro. Il tecnico romano conosce e sa come gestire le pressioni di una piazza calda come quella interista. E poi, particolare non irrilevante, da opinionista della Domenica Sportiva ha detto recentemente la sua sulla posizione di Sneijder in campo. «Per me deve giocare trequartista, dietro le punte, quello è il ruolo dove rende di più». Apriti cielo, Moratti stravede per l'olandese e proprio non riusciva a capire come Gasperini potesse utilizzarlo con il contagocce o in posizioni diverse. Dunque, Ranieri candidato numero uno.

Dietro di lui, outsider ma fino ad un certo punto, c'è un certo Luis Figo, oggi dirigente accompagnatore della squadra neroazzurra. Il fuoriclasse portoghese sarebbe alla prima esperienza in panchina. Vero, conosce benissimo l'ambiente e i giocatori, piace ai tifosi ed è stimatissimo dalla dirigenza, ma non ha mai diretto una squadra e potrebbe perdere la bussola alla prima tempesta. Puntare su di lui, significa fare una scommesse grande così.

A proposito invece di ipotesi (in)verosimili, ecco il trio di nomi che in questi giorni spesso è stato accostato all'Inter: Roberto Baggio, Delio Rossi e Sanchez Flores, ex allenatore di Benfica e Atletico Madrid. Per Baggio vale il discorso fatto per Figo (nessuna esperienza in panchina), con l'aggravante che il Divin codino manca da Milano da un po' di tempo e i suoi rapporti con la maglia neroazzurra non sono mai stati idilliaci. In più, occupa un incarico dirigenziale a livello federale. Possibilità che lasci tutto per l'Inter? Scarsissime, secondo la logica. Su Delio Rossi e Sanchez Flores si può invece dire tutto e nulla. Sono senza dubbio tecnici seri e preparati, ma alla voce esperienza internazionale e lustrini da presentare sulla giacca soffrono più del necessario. Scegliesse uno dei due, Moratti farebbe certeamente un investimento per il futuro. A patto che oggi sia più importante pensare al domani che contenere e ridimensionare il presente.

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