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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2011 alle ore 06:45.

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Si sposta da Napoli a Roma l'inchiesta sui presunti ricatti al premier da parte di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. Il Gip Amelia Primavera ieri ha dichiarato incompetente la Procura napoletana. Sulla decisione avrebbero pesato anche la memoria del premier e della sua segretaria Marinella Brambilla ritenuta credibile. La decisione ha acceso le polemiche tra i due schieramenti politici. Per il Pdl il trasferimento dell'inchiesta dimostra la correttezza del premier nel rifiutare la testimonianza presso i pm napoletani. Per il Pd, invece, è sintomo della terzietà dei giudici napoletani. Intanto in una testimonianza ai pm di Napoli, l'avvocato del premier Niccolò Ghedini ha raccontato di «minacce fisiche» ricevute da Lavitola per la mancata candidatura alle elezioni. Si aggravano le accuse nei confronti del procuratore capo di Bari Antonio Laudati accusato dal pm Giuseppe Scelsi di aver condotto «un'indagine parallela» sul caso escort. Le accuse nei suoi confronti sono di abuso d'ufficio, favoreggiamento e violenza privata. In Senato il Pdl accelera sul processo lungo.
Servizi u pagine 12 e 13

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