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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 07:31.

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We just need good news, abbiamo soltanto bisogno di qualche buona notizia. Come a volersi giustificare, così, con tono sommesso, ieri un trader ha ricostruito le tappe di una delle giornate più difficili per i BTp. Alla volatilità mozzafiato dei prezzi e dei rendimenti dei titoli di Stato dell'eurozona periferica, il mercato si sta oramai quasi abituando eppure ieri è stata la velocità fulminante con la quale il BTp in primissima mattina si è riportato sopra i 400 punti di spread a lasciare increduli gli operatori più incalliti.

Il crollo delle Borse asiatiche lasciava presagire il peggio e i listini azionari europei si preparavano per il grande tonfo, dopo le dichiarazioni di Bernanke sulla debolezza dell'economia Usa. La performance dei BTp, peggiore dei Bonos spagnoli che ieri si sono mossi meno e hanno perso meno, ha deluso. Il solo fatto che a erigere un muro di protezione attorno ai BTp a quota 400 si muovono 17 banche centrali nazionali e la Bce dovrebbe funzionare da deterrente, scoraggiando chiunque abbia la minima tentazione di remare contro il rischio-Italia. Invece niente. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, da quando l'Eurosistema è intervenuto a sostegno dei BTp, il mercato sposta l'asticella sempre più in alto spingendo il rendimento del decennale verso la soglia del 6 per cento.

Agli inizi di agosto il BTp orbitava in area 6,35% giudicato dal mercato, sia pur per calcoli isterici e non razionali, insostenibile per la dinamica del debito pubblico: poi la Bce, dall'8 agosto e in una manciata di sedute, l'ha riportato sotto il 5% fino al 4,93. Con uno spread tornato a 270 punti. Ma da qual momento, oltre agli alti e bassi della crisi greca e le apparizioni dello spettro della recessione, sono ripresi altri guai seri, tutti italiani. La manovra, smontata e rimontata, i crescenti dissidi all'interno della maggioranza, l'escalation delle inchieste giudiziarie sul premier, i pasticci sulle riforme per la crescita.

Pian piano, il rendimento del BTp è risalito fino a riportarsi al 5,70% mentre lo spread ha perso 130 punti e più. Il varo delle misure da 59,8 miliardi per il bilancio in pareggio nel 2013, di matrice restrittiva, è stato ignorato da un mercato concentrato sul rallentamento della crescita e sull'incapacità del Governo e della classe politica di lavorare in un clima costruttivo di largo consenso per affrontare le micidiali sfide della globalizzazione e della crisi del debito. Il declassamento del rating di Standard & Poor's, sintetizzato dal managing director Moritz Kraemer nelle proiezioni di un debito/Pil che stenterà a calare sotto il 120% nei prossimi anni, ha acutizzato la disaffezione degli stranieri per il rischio-Italia. L'aria si è fatta molto pesante.

E quando all'estero si è diffusa la notizia che mercoledì sera il premier Berlusconi aveva varcato i gradini del Quirinale, alla vigilia del voto alla Camera sulla richiesta di carcerazione sull'ex-braccio destro di Tremonti, molti strategist, trader e investitori si sono preparati per la grande svolta, l'uscita di scena di Berlusconi e la formazione, immediata, di un Governo nuovo - tecnico o meno - per rilanciare seriamente la competitività e la produttività. Mercoledì sera, assieme alle dichiarazioni di Bernanke, c'erano però anche quelle di Bossi che preannunciavano il un voto contrario alla carcerazione e un Governo Berlusconi in piedi fino al 2013. La reazione dei mercati all'indomani è stata violenta: e sui BTp si è scaricata una valanga di vendite, che la Bce e l'Eurosistema sono riusciti a fatica ad arginare con acquisti molto, molto massicci, stando alle stime nelle trading rooms. I Cds sull'Italia alle stelle, i BTp a due anni si sono visti al 4,50% con uno spread di 60-70 centesimi sulla Spagna e di circa 417 sulla Germania. Il Def aggiornato non ha convinto, mancano i numeri della credibilità per far tornare i conti dell'ennesima girandola di cifre.

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