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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 06:39.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
A sette mesi dalle presidenziali l'ombra dell'affaire Karachi si allunga su Nicolas Sarkozy. Ieri il giudice Renaud Van Ruymbeke ha incriminato per complicità in malversazione due personaggi molto vicini al presidente: Thierry Gaubert, oggi capo delle relazioni esterne del gruppo Bpce (Banche popolari e casse di risparmio), peraltro guidato dall'ex capo di gabinetto di Sarkozy, François Pérol, e Nicolas Bazire, oggi direttore generale del gruppo Arnault, consigliere di amministrazione di Lvmh e membro del consiglio di sorveglianza di Banque Rothschild.
La vicenda risale al 1995, quando i due Nicolas (Bazire e Sarkozy) sono rispettivamente responsabile della campagna elettorale e portavoce di Edouard Balladur, candidato alla presidenza contro Chirac. La magistratura sospetta, sulla base di numerose testimonianze anche di leader politici dell'epoca, che parte dei fondi utilizzati da Balladur - circa 20 milioni di franchi, oltre 3 milioni di euro - provenissero dal Pakistan e facessero parte di un gigantesco giro di tangenti legate alla fornitura da parte della Francia a Islamabad di alcuni sottomarini. Le famose "retrocommissioni" destinate a finanziare la campagna dell'allora premier Balladur, che poi perse.
A gestire l'operazione sarebbe stato un intermediario libanese, l'uomo d'affari Ziad Takieddine, già indagato. Gaubert sarebbe stato l'uomo addetto al recupero delle somme in Svizzera e Bazire il ricevente a Parigi.
L'inchiesta nasce nell'ambito di un'altra indagine, aperta nel 2002 dopo la morte - in un attentato appunto a Karachi - di 11 tecnici francesi. Fonti dei servizi sostengono che si trattò di una ritorsione pakistana per la vendita di sottomarini tecnologicamente più avanzati all'India e soprattutto per l'interruzione - decisa da Chirac dopo la vittoria elettorale - del flusso di mazzette verso Islamabad.
Una conferma ai sospetti sulle "retrocommissioni" è arrivata di recente dai racconti di due signore ben informate: le ex mogli di Takieddine (l'inglese Nicola Johnson) e di Gaubert (Elena di Yugoslavia, figlia di Maria Pia di Savoia). Quest'ultima in particolare avrebbe fornito numerosi dettagli sulle missioni dell'ex marito in Svizzera, «per ritirare ogni volta valigie cariche di contanti», e sulle consegne a Bazire.
Il problema, per Sarkozy, non è solo che i due personaggi gli sono da sempre molto vicini - Bazire è stato anche suo testimone al matrimonio con Carla Bruni - ma che di Balladur lui fu il portavoce. Qualora si riuscisse a provare l'esistenza dei fondi neri, sembra difficile credere che non ne fosse al corrente. Rendendosi conto del pericolo, l'Eliseo ha diramato un comunicato in cui ricorda che «Nicolas Sarkozy non ha mai diretto la campagna di Balladur e non ha mai avuto responsabilità nel suo finanziamento». Che «Sarkozy è del tutto estraneo alla vicenda» e che il suo nome «non appare in alcuna fase dell'inchiesta». Tanto più, sembra implicitamente dire la nota che parla di «menzogna e manipolazione politica», alla vigilia dell'elezione - domenica - con cui si rinnoverà metà del Senato (170 parlamentari su 348). Con la possibilità, per la prima volta dal 1958, che la sinistra ne conquisti la maggioranza.
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