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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 06:41.

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MILANO
Il giudice per le indagini preliminari Stefania Donadeo era stata perentoria: imputazione coatta per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e iscrizione nel registro degli indagati per l'ex direttore del Giornale (oggi alla guida di Libero), Maurizio Belpietro. E così è stato. Obtorto collo la procura della Repubblica di Milano ha chiesto ieri il rinvio a giudizio del premier e ha indagato il giornalista. La vicenda è quella del file con l'intercettazione della telefonata del 18 luglio 2005 tra l'allora segretario dei Ds, Piero Fassino, e il presidente e amministratore delegato di Unipol, Giovanni Consorte, nella quale il leader dei Democratici di sinistra pronunciò la frase «Allora abbiamo una banca?», in relazione alla fallita scalata di Unipol a Bnl. Il file, che non era ancora stato trascritto, fu trafugato dal titolare della società che effettuava le intercettazioni per conto della procura e fatto ascoltare a Berlusconi la sera della vigilia di Natale del 2005. Pochi giorni dopo, il 31 dicembre, il testo fu pubblicato sul giornale di proprietà di Paolo Berlusconi.
Il presidente del Consiglio è ora accusato di concorso in rivelazione di segreto d'ufficio, mentre Belpietro dovrà rispondere – in un procedimento autonomo – di omesso controllo. Il giudice dell'udienza preliminare che dovrà decidere sul rinvio a giudizio di Berlusconi sarà Maria Grazia Domanico, la stessa del filone del caso Ruby che vede imputati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti. L'udienza si terrà probabilmente a dicembre.
Cosa farà adesso la procura? «All'esito della discussione davanti al gup decideremo il da farsi dopo aver valutato tutti gli elementi con estremo scrupolo», ha affermato ieri il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati. In poche parole, è anche possibile che il pm Maurizio Romanelli, alla fine, chieda il proscioglimento del premier. Il magistrato titolare dell'indagine aveva già chiesto l'archiviazione per Berlusconi, spiegando che mancava la prova che il presidente del Consiglio avesse ricevuto materialmente la chiavetta nella quale era contenuto il file con la telefonata Fassino-Consorte. Il gip non l'ha pensata allo stesso modo e ha sostenuto che Berlusconi concorse «nella pubblicazione» del contenuto del file sul Giornale dopo averne ascoltato l'audio, e che la rivelazione dell'intercettazione sarebbe stata per lui un «regalo» in vista delle elezioni politiche del 2006.
Roberto Raffaelli, il titolare dell'azienda che si occupava delle trascrizioni per conto dei pm, ha già patteggiato la pena mentre l'imprenditore Fabrizio Favata, che mise in contatto Raffaelli con Paolo Berlusconi, è stato condannato con rito abbreviato. Lo stesso fratello del premier è stato rinviato a giudizio e la prima udienza si terrà il 4 ottobre. Il presidente del Consiglio era l'unico a essere uscito indenne dall'inchiesta.
Fassino, intanto, ha annunciato che si costituirà parte civile contro Berlusconi nell'udienza preliminare. L'ex segretario Ds, oggi sindaco di Torino, aveva già ottenuto un risarcimento di 40mila euro nel procedimento concluso con la condanna di Favata.
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L'INDAGINE

Richiesta rinvio a giudizio
La procura di Milano chiede il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sul passaggio di mano della telefonata intercettata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte. La richiesta dei magistrati milanesi era scontata dopo la decisione del gip Stefania Donadeo di non accogliere la precedente richiesta di archiviazione che la Procura aveva formulato nei confronti del premier. Il fratello del premier Paolo Berlusconi è stato rinviato a giudizio e la prima udienza si terrà il 3 ottobre.

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