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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 06:41.


ROMA.
Scatta la controffensiva del procuratore di Bari, Antonio Laudati, in audizione alla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura. Laudati si dice pronto a denunciare per calunnia i suoi accusatori, il tenente colonnello della Guardia di finanza Salvatore Paglino e l'ex pm Giuseppe Scelsi. Ma in ballo ci sono altre questioni, a favore di Laudati, che potrebbero spuntare presto. Si parla di presunte intercettazioni irregolari a Bari compiute indirettamente su un pubblico ministero. E di un interrogatorio nell'inchiesta sulla sanità pugliese che proverebbe stretti legami tra pm e politici della Regione Puglia.
Ieri ci sono volute quattro ore per difendersi dall'accusa di aver rallentato, per motivi politici, l'indagine sulle escort al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ricostruendo ogni singola tappa fin dalla sua nomina a procuratore, decisa all'unanimità dal Csm neL maggio 2009, un mese prima che l'inchiesta escort fosse pubblica. «Sono molto tranquillo e molto soddisfatto – ha spiegato Laudati al termine dell'audizione – posso solo tirare un enorme sospiro di sollievo: finalmente sono riuscito, in una sede istituzionale e non su un palcoscenico mediatico, a ricostruire la verità dei fatti smentendo una serie di falsità e di calunnie che sono state costruite sul mio conto e diffuse a mezzo stampa».
Contro di lui le dichiarazioni, messe a verbale dell'ufficiale Gdf Paglino e del magistrato Scelsi, le cui parole sono state confermate anche dal procuratore capo di Brindisi Marco Di Napoli, ex aggiunto a Bari. Ad avviso di Paglino e Di Napoli ci sarebbe stato un insabbiamento dell'indagine, addiritture inchieste parallele su Scelsi svolte da un gruppo di militari della Guardia di Finanza e volute da Laudati e dal generale Vito Bardi – indagato per rivelazione del segreto d'ufficio nell'inchiesta P4 di Napoli – individuato, secondo le stesse accuse, dallo stesso Laudati come il termine delle informazioni investigative sul caso escort.
La replica è stata durissima da parte dell'ex direttore degli Affari penali del ministero della Giustizia, che ha negato con decisione di essere stato inviato dall'ex Guardasigilli Angelino Alfano, per bloccare l'indagine. Se fosse così, ha affermato, «dovrei essere cacciato dalla magistratura».
Non ha negato, invece, l'esistenza di un'aliquota della Gdf organizzata dal generale Bardi, ma che non avrebbe avuto altra funzione che coordinare le indagini sanità/escort al fine di prevenire forme di fuga di notizie. Conferma è giunta anche sulla riunione del 26 giugno 2009 alla scuola Allievi della Gdf dove però, ha sostenuto, non si sarebbe trattato l'argomento escort. Laudati, dunque, non molla: «Non ho mai pensato di lasciare la guida della Procura di Bari, della quale sono onorato di essere il capo e che auspico di continuare a servire». Ma oltre all'autodifesa potrebbero spuntare presto altri fatti clamorosi che sposterebbero l'ago della bilancia a favore del capo della procura pugliese.
In ballo, tra l'altro, ci sarebbero intercettazioni irregolari compiute nell'inchiesta sanità a Bari. Si tratterebbe di materiale investigativo, non autorizzato dal gip, con le conversazioni di un pm della Procura di Bari che in quel periodo indagava su un'altra delle inchieste sanità. Ci sarebbe, inoltre, anche un verbale di interrogatorio, sempre nell'inchiesta sanità, che proverebbe stretti legami tra magistrati e alcuni politici della Regione Puglia.
Questo interrogatorio è stato inviato anche alla Procura di Lecce, che avrebbe aperto un fascicolo d'inchiesta. Ed è proprio Lecce che – oltre ad avere già un fascicolo dove Laudati risulta indagato per abuso d'ufficio, violenza privata a danno dell'ex pm Scelsi e favoreggiamento per presunti ritardi nel l'indagine escort – ha deciso di aprire un'inchiesta conoscitiva sulla base delle rivelazioni emerse nell'interrogatorio del 17 settembre scorso dello stesso Scelsi ai pm partenopei che indagano sulla presunta estorsione a Berlusconi ordita da Valter Lavitola, Gianpaolo Tarantini e Angela De Venuto.
In quell'occasione il magistrato ha ricordato le insistenze che a suo avviso Laudati avrebbe avuto con lui per indagare su un presunto complotto "mediatico-politico-giudiziario" che sarebbe stato messo in piedi da Massimo D'Alema (Pd). Eppure lo stesso Tarantini, interrogato dai magistrati baresi, aveva negato l'esistenza di un complotto dietro l'escort Patrizia D'Addario per incastrare il presidente del Consiglio. Per questo motivo i colleghi salentini hanno chiesto le carte alla Procura di Bari e disposto le audizioni dei pubblici ministeri che hanno concluso l'inchiesta escort, Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia.
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LA VICENDA

Il trasferimento di Scelsi
Il 28 giugno il Pm Giuseppe Scelsi viene trasferito alla procura generale e deve abbandonare l'indagine sul giro di escort organizzato da Gianpaolo Tarantini
Le accuse a Laudati
Il 17 settembre davanti ai pm napoletani e leccesi, Scelsi attacca l'operato del procuratore Antonio Laudati (foto), che avrebbe cercato di insabbiare l'inchiesta e il 19 settembre ripete le sue accuse alla prima commissione del Csm
L'indagine
Il 20 settembre Laudati risulta indagato dai pm di Lecce per tre capi d'imputazione: abuso d'ufficio, favoreggiamento e tentata violenza privata nei confronti di Scelsi

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