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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2011 alle ore 08:47.

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ROMA. La preoccupazione, divenuta «assillo quotidiano» è quella di dare una scossa «al muro della disoccupazione giovanile». Ci riusciremo solo se, tenendo ferma la linea di massimo rigore nella gestione della finanza pubblica, si tornerà a crescere «di più e meglio», a crescere uniti. La precondizione, chiusa la stagione dei tagli lineari, è che si metta mano a una «profonda revisione e selezione» della spesa pubblica. In poche parole occorre stabilire un nuovo ordine di priorità, «nel quale non sia riservata alla scuola una collocazione riduttiva, attribuendo una quota chiaramente insufficiente alle risorse per l'istruzione, l'alta formazione, la ricerca». La riduzione del debito è un «obiettivo ineludibile».

Anche ieri, come nelle precedenti sei edizioni, c'era aria di festa nel cortile d'onore del Quirinale. È un appuntamento, questo con gli studenti di ogni ordine e grado in occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico, cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano tiene molto. Circa 3mila studenti, in collegamento con diverse scuole sparse nel territorio, per una cerimonia che quest'anno è stata organizzata all'interno delle molteplici iniziative per il 150mo anniversario dell'unità nazionale. «È la cerimonia più bella e gioiosa che ospitiamo», esordisce Napolitano. Ai giovani il Capo dello Stato non nasconde che il 2011 è un anno «estremamente difficile e non solo per l'Italia». L'auspicio è che al prossimo appuntamento nel 2012 l'atmosfera internazionale e nazionale sia «più serena». Tornare a crescere: Napolitano ribadisce che questa oggi è la priorità assoluta. Se è giusto premiare il merito, nella scuola come in ogni altro settore, occorre al tempo stesso creare le condizioni perchè tutti possano farlo valere. «Non si possono contrapporre il perseguimento dell'uguaglianza, da una parte, e la valorizzazione del merito dall'altra».

Ad ascoltare il Capo dello Stato, oltre al ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, che ha rivolto il messaggio di apertura, i vice presidenti del Senato e della Camera, Emma Bonino e Rocco Buttiglione, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. L'andamento dei mercati internazionali, con lo spread tra Btp e Bund che ha superato la soglia dei 400 punti base, la drastica revisione al ribasso delle stime di crescita preoccupano non poco Napolitano. La situazione politica resta ad alta tensione e per questo il presidente resta in attesa che il governo, come promesso dal premier nel corso dell'ultimo faccia a faccia al Quirinale, dia segnali immediati sul fronte del rilancio della crescita. Agli studenti ribadisce che la riduzione del pesante fardello del debito pubblico resta un «obiettivo ineludibile»: non possiamo certo consentirci il lusso di lasciare «quella montagna di debito» sulle spalle delle generazioni più giovani.

Il paese - aggiunge con tono sereno ma preoccupato - è alle prese con «prove difficili». Siamo chiamati tutti a un «nuovo, grande sforzo comune negli anni che ci stanno davanti, dopo questo già pesante 2011». Le manovre antideficit varate in luglio e agosto rientrano negli impegni di riequilibrio finanziario assunti in sede internazionale. Ma evidentemente non bastano. Rigore e sviluppo non possono che marciare di pari passo. Da qui il nuovo, forte richiamo in linea con quanto con altrettanto vigore ha sostenuto a Palermo: la crescita è il vero, 'drammatico' problema italiano. La progressione degli interventi su questo tema nel corso delle due ultime settimane è la conferma delle preoccupazioni dell'inquilino del Colle. Crescere «di più e meglio» vuol dire non solo guadagnare qualche decimale di punto in più, ma qualificare finalmente la spesa. È la sfida da affrontare con rinnovato spirito di coesione: «La disoccupazione giovanile è l'assillo di tante famiglie, e anche il mio».

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