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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2011 alle ore 15:23.

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«Minaccia di un default a cascata, corse ai depositi bancari, un rischio catastrofico all'orizzonte». L'allarme che giunge dal segretario al Tesoro americano è sorprendente per l'aplomb che in genere caratterizza dichiarazioni sempre piatte, sempre smussate, sempre mirate a tranquillizzare da parte degli alti funzionari internazionali e dei ministri. Qui c'è un allarme, c'è un grido al fuoco destinato a un mercato che già sente puzza di bruciato.

L'allarmismo coordinato tra Tesoro americano e comunicato Fed hanno messo in movimento una dinamica per accelerare un processo al quale finora l'Europa resisteva: la creazione di un nuovo veicolo finanziario, dotato di una base di capitale versata dall'Efsf con una forte capacità di leva. E forse l'aggressività di Geithner ha pagato, i litigi in Polonia, le dichiarazioni della Fed («c'e' il rischio di peggioramento sul fronte finanziario») hanno dato un assaggio di quanto fragili e di quanto rapidamente i mercati possano reagire al ribasso davanti alle incertezze, davanti a una mancanza di leadership e una incapacità di trovare una soluzione.

Non che Washington pensi solo a un suo coinvolgimento disinteressato a vantaggio dell'Europa. Geithner pensa soprattutto al suo di interesse e a quello del suo capo, il Presidente Barack Obama. L'America non cresce, il pacchetto di stimoli per rilanciare il mercato del lavoro incontra difficoltà in Parlamento. Se a questo si aggiunge il contagio europeo, i guai si fanno ancora più seri. È ovvio che l'epicentro di questa crisi è europeo. E ieri lo hanno riconosciuto anche molti ministri della Ue. Ma da quell'epicentro le scosse si propagano rapidamente e raggiungo agevolmente le Borse americane: il Dow Jones, la settimana scorsa ha avuto la peggiore perfomance.

Alla Casa Bianca sono letteralmente isterici davanti all'inazione, alla flemma, ai litigi interni degli europei. Il controllo del contagio e della crisi non può attendere. Da questa posizione aggressiva, l'America ottiene due prodotti derivati importanti sul piano dell'immagine. Il primo: la responsabilità di questa crisi è in Europa. L'urgenza di agire anche per giocare d'anticipo su un possibile tsunami in arrivo dall'area euro è fortissima anche sul piano interno. Questa equazione e i suoi termini, in America, è ormai chiarissima: i titoli dei giornali continuano a puntare il dito sull'Europa. E dunque smorzano indirettamente le critiche che riceve Obama per le difficoltà della sua economia.

Il secondo, l'attivismo di Geithner porterà di nuovo un successo di immagine sul piano interno. Può sembrare ingeneroso dare sempre una chiave di lettura interna a qualunque azione economica anche esterna dell'amministrazione. Ma è così, ogni azione deve essere ponderata in chiave elettorale. In questo caso, per fortuna, gli interessi coincidono. E i metodi spicci di Geither alla fine hanno avuto successo.

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