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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2011 alle ore 15:03.

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Berlusconi rassicura i fedeli e rilancia: il governo «andrà avanti e farà le riforme che gli italiani ci chiedono, necessarie per ammodernare il Paese: in settimana sarà pronto il decreto per la crescita». Ed è inutile che qualcuno speri nelle dimissioni: «Ogni giorno - ha detto il Premier - ci chiedono, comunisti e post-comunisti in testa, che il governo faccia un passo indietro. Ma stiano tranquilli, non possiamo andare dietro le aspettative dei media e dell'opposizione, non ci dimetteremo se non dopo un voto di sfiducia che in Parlamento ci sentiamo di escludere. Andremo avanti - ha continuato Berlusconi - perchè abbiamo una maggioranza coesa, solida, sicura che potrà fare finalmente quelle riforme, a partire dalla giustizia, dal fisco, dall'architettura istituzionale dello Stato».

Lo ha dichiarato stamane in collegamento telefonico con la festa
provinciale del Pdl a Cervere. Certo, il premier riconosce che qualche problema c'è ma non ne incolpa solo le opposizioni: la maggioranza, ha sottolineato, è «meno numerosa di quella con Fini, ma sicuramente più coesa e potremo fare le riforme necessarie, a partire dalla riforma della giustizia, del fisco, della riforma istituzionale dello stato. Queste riforme sono dal '94 nei nostri programmi» ha riconosciuto. «Perché non le abbiamo fatte? Perché c'erano nella nostra maggioranza delle persone che si sono opposte. Se abbiamo un torto è che non siamo riusciti mai ad avere per il pdl il 51% dei voti. Abbiamo dovuto formare coalizioni e in queste coalizioni c'erano personaggi che non ci hanno permesso nemmeno di presentare la riforma della giustizia in parlamento».

Un Berlusconi più motivato che mai, che riconosce con lucidità i limiti delle alleanze e rispolver il sogno della maggioranza assoluta. Una maggioranza, che non dimentichiamolo, potrebbe consentire anche le modifiche alla Costituzione considerate indispensabili per la sua azione di governo.

Per l'opposizione, nel corso del pomeriggio, a Bisceglie, il premier ha avuto parole concilianti, definendola «sfascista, pensa solo al proprio tornaconto». E ancora: durante il varo della manovra «l'opposizione e i giornali hanno fatto un lavoro di danno all'Italia». Tornando sul quarto potere, Berlusconi ha sottolineato l'importanza del ruolo della libera stampa: «Cadono le braccia vedendo come si comportano l'oppisizione e i giornali, non solo quelli di sinistra ma tutti i grandi giornali italiani». Per il premier «i giornali fanno da eco all'opposizione. »Le belle orchestre dell'opposizione hanno detto - aggiunge il premier - che non c'erano misure per lo sviluppo nella manovra, eppure siamo riusciti anche in questo».

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