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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2011 alle ore 06:39.

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Vito Giannoccaro
BARI.
Sono dietro l'angolo i conflitti di competenza tra procure per l'indagine sui soldi elargiti dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al faccendiere Gianpaolo Tarantini. Il fascicolo, già trasmesso nei giorni scorsi dalla Procura di Napoli a quella di Roma - così aveva disposto il gip partenopeo Amelia Primavera - arriva ora sul tavolo dei magistrati di Bari come ha disposto il tribunale del Riesame di Napoli.
Ora, l'ombra che il Riesame allunga sul presunto ruolo svolto dal premier Berlusconi nell'indurre Tarantini a fornire dichiarazioni false ai pm baresi piomba proprio tra le stanze della procura guidata da Antonio Laudati. «Una vicenda complicata» spiegano fonti giudiziarie. A questo punto, infatti, Bari deve fare i conti con un punto fondamentale nell'inchiesta dei pm di Napoli Henry Woodcock, Vincenzo Piscitelli e Francesco Greco: l'ipotesi di un coinvolgimento dello stesso procuratore capo di Bari che - come emergerebbe dalle intercettazioni di Tarantini - avrebbe "rallentato" l'inchiesta sulle escort. Un capitolo che Napoli diverse settimane fa stralcia e invia subito ai colleghi di Lecce, competenti sui togati baresi. Laudati si è già difeso al Csm - «dovrei lasciare subito la magistratura se fossero vere queste accuse» ha detto - ma intanto è stato indagato dai pm leccesi. E da Bari, in teoria, potrebbe giungere proprio a Lecce il resto dell'inchiesta, il fascicolo sul ricatto al premier con la rilettura ora fatta dal Riesame.
Risulta, però, che ad agosto dopo le rivelazioni del settimanale Panorama che alzavano il velo sulla presunta estorsione al premier, la Procura di Bari abbia inviato ai colleghi di Napoli una richiesta di atti. L'istanza, motivano fonti giudiziarie, si sarebbe basata proprio sull'ipotesi che Giampi avesse avuto collegamenti col premier tali da essere reticente su una presunta responsabilità penale di Berlusconi nell'indagine escort. Napoli, però, non ha risposto.
Un altro caposaldo nelle considerazioni del Riesame di Napoli è appunto che se la copertura del premier porta Tarantini a rendere dichiarazioni false per non coinvolgere Berlusconi il reato del premier - induzione a mentire - sarebbe stato compiuto proprio a Bari. Il fascicolo, però era stato già inviato alla Procura di Roma, che in giornata dovrà decidere se inviare le carte a Bari o sollevare un conflitto di attribuzioni davanti al procuratore generale della Corte di Cassazione. L'orientamento dovrebbe essere quello di mandare le carte ai colleghi baresi.
Cosa succederà, allora, a Bari, se tutte le carte saranno confluite lì? Per ora è certo che dopo una lunga riunione Laudati ha affidato ai procuratori aggiunti Pasquale Drago e Annamaria Tosto il coordinamento delle indagini sui fascicoli in arrivo. Ma non è detto che si chiuda qui. In teoria, per esempio, l'indagine escort è chiusa da un pezzo. Ma, dicono alcune fonti qualificate, la Procura in teoria potrebbe notificare un nuovo avviso di conclusione indagini ipotizzando, come fa notare il Riesame di Napoli, la possibilità di indagare Berlusconi anche per favoreggiamento della prostituzione in concorso con Tarantini.
Anzi, la questione non è neanche teorica: se il tribunale partenopeo, di fatto, considera in pratica - e non formalmente, perché non potrebbe - il presidente del Consiglio indagato per induzione al mendacio, la procura destinataria degli atti, cioè Bari, dovrebbe agire di conseguenza. Scenari tutti da riempire di conferme.
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