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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 08:04.
L'approvazione al Bundestag del fondo di stabilità Efsf riformato dall'accordo europeo del 21 luglio ha tolto una seria ipoteca al versamento di una sesta tranche di aiuti alla Grecia. La speranza è che il denaro (otto miliardi di euro) possa essere concesso al Paese a metà ottobre.
Ormai sono undici su diciassette gli Stati ad avere ratificato il nuovo Efsf.
La partita tedesca si è conclusa dopo un lungo tira-e-molla nel miglior modo possibile, ma restano ancora alcuni ostacoli, a cominciare dalla Slovacchia e dall'Estonia, dove prevale ancora l'incertezza e la cautela. Risolto invece è il nodo sloveno.
Purtroppo, una soluzione durevole alla crisi debitoria continua a mancare, se è vero che il nuovo Efsf nasce vecchio. Ormai l'establishment europeo ammette pubblicamente che neppure la dotazione da 440 miliardi è sufficiente a salvare la Grecia, aiutare altri Paesi in difficoltà, ricapitalizzare le banche in crisi di liquidità.
Si discute dell'idea di garantire al fondo una leva finanziaria che gli permetta di affrontare la crisi debitoria con un patrimonio assai più elevato. La Germania (per ora) frena, ma molti osservatori credono sia solo questione di tempo prima di assistere a un nuovo voltafaccia tedesco, costretto dalle circostanze.
Almeno nel breve periodo, il voto tedesco di ieri concede all'Europa di tirare il fiato e di versare alla Grecia una nuova tranche di aiuti da otto miliardi. In questi giorni, proprio a questo riguardo, la Finlandia ha trovato un accordo con il Governo greco sulla garanzia di un collaterale in cambio di un sostegno anche da parte del Paese scandinavo.
L'intesa prevede che il Governo finlandese riceva debito greco da parte delle banche elleniche. In cambio Helsinki accetta una riduzione dei profitti che l'Efsf dovrebbe generare, almeno nelle intenzioni dei Governi della zona euro. La possibilità è a disposizione di tutti 17 paesi dell'Unione monetaria, ma sembra che a farne uso sarà solo la Finlandia.
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