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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2011 alle ore 21:41.

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«Il presidente Berlusconi non mi deve alcunché». È uno dei tre punti che Valter Lavitola, latitante a Panama, intende chiarire con una lettera a Enrico Mentana rispetto a quanto aveva dichiarato nella trasmissione «Bersaglio mobile» ieri sera su La7. Lavitola aveva detto di aver anticipato lui i 500 mila euro destinati dal premier a Tarantini e di aver ricevuto il rimborso solo per circa la metà. Ora afferma che Berlusconi gli ha rimborsato tutto.

«Io ho immobilizzato a disposizione di Tarantini per alcuni mesi - afferma Lavitola - la somma di 500 mila euro che il Presidente Berlusconi, mi ha rimborsato tra marzo e luglio. Nel frattempo, buona parte del rimborso (255.500 euro) l'ho utilizzata per Tarantini. Quando ho ritenuto che Tarantini non aveva intenzione di avviare alcun tipo di attività, l'ho smobilizzata. Gianpaolo, ad agosto, nella riunione con il Presidente mi conferma di voler avviare una attività. Dato il periodo estivo, gli confermo che entro i primi di ottobre gli avrei messo a disposizione la somma. Ovviamente quella stessa sera consegnai al Presidente la ricevuta dei 255.500 euro. Ad oggi sono che io che devo, non so se a Tarantini o a Berlusconi (con i suoi soldi decide lui), 244.500 euro».

Il secondo punto che Lavitola intende chiarire riguarda la «genesi» del suo rapporto con Tarantini e della assunzione di quest'ultimo. «Conosco Nicla (la moglie di Tarantini, ndr) ad aprile-maggio 2010 a scuola. Lei mi disse di Berlusconi e che il marito stava cercando un lavoro. Successivamente mi disse di aver avuto un colloquio con una azienda di lavoro interinale di un calabrese. Io le chiesi chi era, in quanto avevo un amico calabrese che faceva quel lavoro. Lei mi disse Crea: era il mio amico».

«Quella stessa sera, incontrando Berlusconi, per tutt'altre vicende, parlando della magistratura mi portò ad esempio Tarantini, che non riusciva neppure a trovare un lavoro. Gli dissi che me ne sarei interessato. Nicla pochi giorni dopo mi disse che Crea lo aveva assunto. Riteneva che Gianpaolo potesse aiutarlo ad acquisire commesse. Io avvisai Berlusconi.
Qualche giorno dopo mi chiese di andare a 'Grazioli'. Lì mi disse di raggiungere Ghedini, che incontrai con l'avv. D'Ascola. Comunicai loro che Tarantini il lavoro lo aveva trovato. Successivamente, conosco Gianpaolo a scuola a fine estate».

Terzo chiarimento di Lavitola: le attività che svolge (o svolgeva). «Sono ex giornalista ed ex editore; imprenditore nel settore della pesca e della commercializzazione con la società brasiliana 'Blu Fish'; sono stato consulente di Finmeccanica con la 'VL Consulting' per un anno ed avrei voluto continuare ad esserlo; ho avviato di recente una piccola società immobiliare in Centro e Sud America. Stop».

Lavitola aggiunge di non svolgere nessuna altra attività. In particolare, precisa, «non sono titolare di 'Forpa' (un consorzio, di cui ero presidente che non ha svolto attività ed è stato sciolto circa 8 anni fa), della 'Beccaccia snc' (l'ho costituita quando avevo 19 anni per realizzare una riserva di caccia e l'ho sciolta 20 anni fa), della 'Socobi 2000' (sono uscito dalla cooperativa nel 2001), di 'Buonaterra' (è stata costituita e chiusa senza neppure avviare l'attività), di 'Bonaventura' e delle sue controllate 'Immobiliare' (proprietaria di una casa) e 'Maremma' (che il pesce lo importa e non lo esporta): le ho cedute anni fa ad un importante imprenditore brasiliano».

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