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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2011 alle ore 16:38.

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Con il via libera del Bundestag al rafforzamento del Fondo salva-stati, l'Italia dovrebbe sentire ancora di più l'obbligo di ottemperare a quanto l'Europa si aspetta dal nostro Paese. È quanto si evince da un articolo di Mario Monti, pubblicato oggi sul Financial Times in vista del voto tedesco, dal titolo: "Germania, oggi fai il tuo dovere e salva l'euro".

Invitando la Germania ad approvare il pacchetto di Angela Merkel, l'economista, presidente della Bocconi ed ex commissario europeo, ha anche lanciato un messaggio all'Italia. "Altri Paesi che sperimentano turbolenze ed esportano turbolenze devono dare prove più convincenti del loro impegno. A causa della sua dimensione e del suo potenziale ruolo nel processo di un'ulteriore integrazione europea, l'Italia ha particolare responsabilità al riguardo", ha scritto Monti. E ha aggiunto: "Ma anche l'Italia, credo, sentirà il dovere più impellente di ottemperare a quanto l'Europa si aspetta da essa, se oggi la Germania non farà deragliare il processo cedendo alla tentazione del breve termine, mentre giustamente condanna l'approccio di breve termine dei mercati finanziari".

Nell'articolo, Monti aveva messo in guardia contro il rischio che la Germania stroncasse il suo "prodotto migliore", e proprio quando comincia a funzionare davvero. Quando l'euro fu lanciato – ha ricordato - aveva due compiti "quasi impossibili". Il primo era di dare a un certo numero di Paesi una moneta unica che si dimostrasse stabile come il marco tedesco. Il secondo compito, "ancora più difficile" era di indurre a una profonda trasformazione non solo delle politiche e strutture economiche ma anche delle istituzioni e della cultura che le determinavano.

Dopo 13 anni, ha proseguito Monti, l'euro ha raggiunto il primo obiettivo, in gran parte grazie alla Banca centrale europea. Il secondo, più difficile, obiettivo della convergenza strutturale delle politiche e culture economiche è stato raggiunto a suo parere in maniera meno lineare.
"Particolarmente dannoso è stato il crollo della credibilità del patto di stabilità nel 2003", quando Germania e Francia "con la complicità dell'Italia che allora presiedeva il Consiglio" hanno esautorato la Commissione europea per evitare di essere sanzionati, lanciando il messaggio "non preoccupatevi della disciplina fiscale" alla Grecia e a tutti gli altri.

Dopo la crisi greca, si comincia ad agire per rafforzare i modi di fare rispettare la disciplina. Monti ha citato per esempio il nuovo pacchetto di governance adottato dal Parlamento europeo e l'annuncio di José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, che prenderà in considerazione opzioni per l'eurobond. Quello che la Grecia ha deciso e attuato è, secondo Monti, "il miglior segnale" finora che l'euro come mezzo di trasformazione strutturale sta funzionando.
Monti ha invitato la Germania a riflettere su quanto alta sia la posta in gioco. Pur mantenendo la pressione sulla Grecia, "vale la pena spiegare all'opinione pubblica che l'euro sta dimostrando di poter trasformare le economie in un modo che corrisponde alle ispirazioni tedesche e ai valori europei condivisi".
"Col dovuto rispetto, non possiamo aspettarci dai ‘True Finns' o da figure politiche xenofobe in Olanda la consapevolezza di cosa significa integrazione europea. Ma possiamo e dobbiamo aspettarcelo dai tedeschi che, con la loro persistenza e col loro esempio, hanno portato la maggior parte di noi più in linea con il loro modello".

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