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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 19:42.

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BARI - Una "rete" per controllare e pilotare appalti, nomine e ovviamente voti. Una "rete" capillare composta da oltre 40 tra politici, manager di alcune Asl, dirigenti, medici ed imprenditori che, secondo i magistrati della procura di Bari che li accusano di oltre cinquanta capi d'imputazione (dall'abuso di ufficio alla concussione, passando per la turbativa d'asta), formavano una vera e propria associazione a delinquere.

Dal 2005 al 2008 avrebbero -secondo i pubblici ministeri Francesco Bretone, Desiree Digeronimo e Marcello Quercia che oggi hanno fatto notificare gli avvisi di conclusione delle indagini - governato il sistema sanitario pugliese per propri profitti, anche di natura politica, spartendosi appalti e decidendo nomine di primari e dirigenti. A capo della «cupola» ci
sarebbe stato, secondo i Pm, Alberto Tedesco (senatore eletto nelle liste del Pd, ex assessore regionale alla sanità pugliese) a cui l'associazione a
delinquere viene contestata insieme a Mario Malcangi, suo braccio
destro ai tempi in cui il primo era alla guida dell'assessorato alla
Sanità, a Tommaso Antonio Stallone, Adolfo Schiraldi, Aldo Sigrisi,
Elio Rubino, Emilio Balestrazzi, Michele e Carlo Dante Columella,
Francesco Petronella, Diego Rana, Leonardo Giovanni Garofoli,
Vitantonio Roca, Domenico Marzocca, Guido Scoditti, Vincenzo Valente,
Felice De Pietro, Rocco Canosa, Filippo Tragni e Nicola Del
Re.

Secondo l'accusa si sarebbero «associati allo scopo di commettere
un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione -
abuso d'ufficio, concussione, turbativa delle gare d'appalto -
orientando l'esercizio della funzione pubblica degli uffici delle Asl
pugliesi, inserendo ai vertici delle aziende direttori generali di
propria fiducia; i quali in accordo con i referenti politici,
nominavano a loro volta come direttori amministrativi o sanitari
(secondo livello) e come primari (terzo livello) persone legate al
Tedesco e al Malcangi in modo da costituire una rete che era in grado
di controllare forniture e gare d'appalto, che venivano illecitamente
pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da
interessi familiari e economici con i referenti politici e che erano
in grado di controllare rilevanti pacchetti di voto elettorali da
dirottare verso Tedesco in occasione delle competizioni elettorali».
Tra gli indagati compaiono, per reati specifici, anche il capogruppo
del Pd alla Regione, Antonio Decaro e l'ex manager dell'Asl di Bari,
Lea Cosentino. Ruolo principale, sempre secondo l'accusa, l'avrebbe
ricoperto Tedesco.

In qualità di «assessore regionale - scrivono i pm
inquirenti - ed esponente politico di spicco organizzava e guidava
l'intera struttura in modo da pilotare le nomine dei dirigenti
generali delle Asl pugliesi effettuate dalla giunta regionale verso
persone di propria fiducia, e attraverso questi controllare la nomina
dei direttori amministrativi e sanitari in modo da dirottare le gare
di appalto e le forniture verso imprenditori a lui legati da vincoli
familiari (Rubino e Balestrazzi) o da interessi economici e elettorali
(Columella e Petronella), intervenendo attivamente sui direttori
generali, amministrativi e sanitari per nominare quali primari persone
di sua fiducia, nonché influendo sui vertici amministrativi per
destituire dal loro incarico persone che non obbedivano ai suoi
ordini».

Su tutto l'affaire è intervenuto anche il capogruppo del Pdl in
consiglio regionale, Rocco Palese, con un interrogativo retorico:"Noi
siamo garantisti, ma siamo certi che il sistema delle spartizioni
nelle Asl pugliesi non stia continuando?.Lo spaccato che continua ad
emergere dalla stampa conferma quel che noi denunciamo da anni: un
sistema di anarchia e spartizioni politiche nella sanità pugliese. E -
termina Palese - alcuni tra coloro che hanno ricevuto l'avviso di
conclusione delle indagini, sono rimasti al loro posto, nella sanità
pugliese, fino a qualche mese fa".

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