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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 20:10.

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Dall'eccellenza all'emergenza nel giro di un anno. La storia dell'Ospedale San Raffaele è il paradigma del concetto di distruzione di valore. L'Ospedale si è imposto nel corso degli anni a simbolo di un modo innovativo, sperimentale e, perché no, creativo di concepire la missione medica. La sua discesa agli inferi della decozione finanziaria è l'altro verso della moneta: la testa della ricerca e la croce dell'insipienza gestionale. Ora qualcuno quella moneta l'ha lanciata in aria. Ed è caduta la croce. Il suicidio di Mario Cal, nel luglio scorso, avvenuto non a caso nel suo ufficio di via Olgettina, in questo contesto non è stato solo un gesto di purificazione. Al contrario è stato anche il varco che ha consentito la scoperta di documenti trasformatisi presto in fonti di prova per i pm della procura di Milano Luigi Orsi e Laura Pedio che hanno prima aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio, poi ne hanno aperta un'altra per fatture false, ostacolo alle funzioni di vigilanza e bancarotta.

Un patrimonio in crescita dal 1970
Il saldo negativo della fondazione a oggi è di 1,5 miliardi di debito. Uno sproposito di denaro. Spetterà ai giudici stabilire dove sia finito. Ma ciò che in queste ore si cerca di impedire è la dissipazione di un altro genere di patrimonio: quello della professionalità di chi al San Raffaele ci lavora. Personale medico e paramedico in testa. Un patrimonio che è cominciato a crescere dal 1970 (anno di nascita della Fondazione) e si è gradualmente espanso sino ad affermarsi non solo nel campo ospedaliero ma anche in quello universitario con l'istituzione, nel 2010, di un corso di laurea che abilita alla professione medica negli Stati Uniti e in Europa.

Diverse le aree di business
Il gruppo, com'era stato costruito da Luigi Verzè e Mario Cal, (vedere l'organigramma) era strutturato su diverse aree di business. Alcune delle quali non propriamente «core». Esisteva un'area immobiliare, un settore viaggi, uno alberghiero, uno energetico, uno editoriale. Così come grande era la diversificazione geografica degli impegni assunti dalla fondazione non solo in Italia ma anche in Brasile, con la Oasis Aministradora e nell'Europa dell'Est.

Gruppo presente anche in Puglia e in Sardegna
Il gruppo dell'iperattivo sacerdote era presente anche in Puglia e in Sardegna. A Olbia, per esempio, non senza polemiche con la giunta regionale, è sorto un ospedale monstre che, se fosse funzionante, sarebbe un esempio di eccellenza per tutto. Tranne per la lungimiranza di chi lo ha voluto costruire proprio allo sbocco di un lungo ponte percorribile soltanto a senso unico alternato e che non consente l'interruzione del traffico per fare passare le ambulanze. Così chi si trovasse nei guai dovrebbe solo sperare di trovarsi dal lato giusto del flusso. Incidenti.
Non sono incidenti però quelli che, di recente, hanno opposto la Fondazione alla sua partecipata Blue Holding, la power provider che avrebbe dovuto garantire l'autonomia energetica dell'ente ospedaliero, controllata pariteticamente con Giuseppe Grossi, lo stesso delle bonifiche dell'area di Milano Santa Giulia. Il contenzioso tra Fondazione e la Blue holding riguarda fatture non pagate. E la minaccia è di non poco conto: l'interruzione delle erogazioni.

Il 12 ottobre la richiesta di concordato preventivo
Non si sa ancora come si agirà sul corpo organizzativo del gruppo per rimediare agli sprechi. Lo si vedrà il 12 ottobre, quando di fronte al giudice fallimentare di Milano verrà presentata la richiesta di concordato preventivo. In origine vi era un piano articolato in diverse manovre: fare cassa dismettendo proprio la quota della Blu Energy, la Costa Dorata (il complesso alberghiero sorto a supporto del nosocomio gallurese), la Residenza Alberghiera San Raffaele e ancora la Quo Vadis, cui sono intestati terreni nel veronese. Sarà poi necessario un prestito ponte erogato dalle banche esposte (Gruppo Intesa, Unicredit, Bnp Paribas, e Bpm) e altri impegni verranno assunti. Ma nessuno, tra i medici del San Raffaele, mostra di avere qualche dubbio. L'attuale management - Ior, Malacalza, Profiti - impedirà ciò che sono in molti a temere: il fallimento dell'azienda.

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