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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2011 alle ore 08:12.

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ROMA.
Al setaccio il tenore di vita della famiglia Tarantini negli ultimi due anni. Fitti di appartamenti, acquisti, viaggi e spese varie, da far coincidere con il reddito familiare dichiarato. Il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago è pronto a seguire la traccia dei soldi: quelli passati dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Gianpaolo Tarantini, per il tramite del faccendiere Valter Lavitola. Vanno verificate le date di versamento per vedere se risalgono fino al giugno 2009, quando l'ex re delle protesi pugliesi dichiarò: «C'è il palese ed esclusivo intento di denigrare il presidente del Consiglio al quale voglio chiedere pubblicamente scusa per averlo involontariamente danneggiato».
Quella dei soldi è una traccia investigativa, per accertare un altro elemento che supporti il presunto reato a carico del premier e di Lavitola, l'induzione di Tarantini a dire il falso ai pm baresi che indagavano sul caso escort. L'ex imprenditore della sanità, secondo l'accusa, potrebbe aver detto il falso alla magistratura evitando di raccontare particolari penalmente rilevanti per Berlusconi. Per ora sulla scrivania di Pasquale Drago ci sono solo il fascicolo dei pm di Napoli e l'ordinanza del Tribunale del Riesame. In questi atti è ricostruita, sospettano gli inquirenti, la presunta «copertura» del presidente del Consiglio su Tarantini. Avvocati del pool legale del premier, come Nico D'Ascola e Giorgio Perroni, fin dal settembre 2009; pagamenti per 850mila euro tra il 2010 e il 2011; un lavoro per la società Andromeda di Roma per i fratelli Gianpaolo e Claudio Tarantini. Elementi, rivelano fonti giudiziarie, che tuttavia hanno bisogno di maggiori prove. Perciò la Procura è pronta a disporre una serie di audizioni delle persone coinvolte, a cominciare da Tarantini. Per Lavitola «sarà acquisita la registrazione della puntata televisiva di Bersaglio Mobile (condotta su La7 da Enrico Mentana, ndr)» conferma una fonte in Procura. Né si esclude che possa essere richiesta la versione dei fatti del presidente del Consiglio. Così come resta da vedere quando sarà iscritto nel registro degli indagati, fatto che si considera «un atto dovuto». Il memoriale del Cavaliere inviato alla Procura di Napoli, peraltro, sarebbe in contrasto con quanto raccontato da Lavitola a Bersaglio Mobile, salvo tornare sui suoi passi il giorno dopo con una lettera a Mentana. Certo è che secondo il premier «lo stesso Lavitola mi segnalò una situazione di vera disperazione» mentre l'ex direttore dell'Avanti! rivelò al programma televisivo che fu Berlusconi a chiedergli di aiutare i Tarantini. Un contrasto di vedute che la Procura vuole chiarire, soprattutto perché - ragionano gli investigatori - non ci sarebbe stato motivo per il premier di aiutare Tarantini. A meno che, ipotizzano gli inquirenti, non ci fosse stato l'obiettivo di pagare un silenzio indispensabile.
Il caso della presunta «copertura» di Tarantini, comunque, non è l'unico che emerge. Nelle carte giudiziarie si trova, per esempio, un'escort della scuderia di Gianpi assistita da un avvocato di Berlusconi. Il 16 settembre 2009 compare davanti alla Gdf di Bari Ioana Visan, che dalle carte risulta aver avuto diversi incontri sessuali col premier. Dopo aver detto che «non ho mai avuto rapporti sessuali con terzi retribuiti da Tarantini» chiede di poter contattare il suo avvocato: è Giorgio Perroni. Lo stesso che difende Gianpi a Bari e Berlusconi al processo Ruby di Milano.
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L'INCHIESTA

Pasquale Drago
Il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, è il titolare unico del fascicolo che ipotizza il reato di induzione a mentire per il faccendiere Valter Lavitola e il premier Berlusconi. Il procuratore Antonio Laudati si è invece astenuto perchè coinvolto in un'inchiesta a Lecce su un presunto rallentamento dell'inchiesta escort.
Valter Lavitola
Già direttore ed editore del quotidiano L'Avanti!, Lavitola per i pm di Napoli avrebbe insieme al Cavaliere indotto Tarantini a tacere sul caso escort. Su Lavitola ci sono accertamenti in corso per i contributi pubblici all'editoria da parte della procura di Napoli e la natura di una serie di società a lui intestate.

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