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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2011 alle ore 19:53.

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Il procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli (Ansa)Il procuratore Capo di Torino Giancarlo Caselli (Ansa)

Niente intercettazioni? Come proibire le radiografie ai medici. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, ospite stasera di 'In onda', il programma di approfondimento de La7 condotto da Nicola Porro e Luca Telese. «Affermare che i magistrati siano diventati pigri e che usino la rete delle intercettazioni come la modalità di inchiesta più comoda è un argomento di una fragilità sconvolgente».

«Pretendere che i magistrati rinunzino allo strumento delle intercettazioni o ne riducano le potenzialità operative - ha aggiunto - è come pretendere che i medici rinuncino alle radiografie, alle tac, alle risonanze magnetiche».

«Secondo la normativa, che potrebbe diventare legge dello Stato, lo strumento delle intercettazioni, che dovrebbe essere agile, rapido e incisivo, diventa invece uno strumento barocco, pletorico come tanti altri e non »pungere« più». «Questo - prosegue Gian Carlo Caselli - avviene per opera delle forze politico-culturali che sulla sicurezza fondano le loro fortune politiche. Non si possono impostare campagne elettorali sul tema della sicurezza e dimenticarsene quando si parla di intercettazioni, dando picconate alla protezione della sicurezza dei cittadini. Non si è coerenti».

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