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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2011 alle ore 20:19.

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Il Governo greco e i capi della delegazione Ue-Fmi-Bce hanno raggiunto un accordo preliminare sul programma che prevede il taglio di trentamila dipendenti pubblici e una nuova tranche di aiuti. Nel frattempo però Alexander Dobridnt, un funzionario della coalizione di Angela Merkel, ha detto che «affinché la Grecia torni ad essere economicamente stabile, ha bisogno di uscire dalla zona euro, almeno temporaneamente». In questo contesto Société Generale ha proposto tre possibili scenari per il futuro della Grecia.

In primo luogo, il Paese potrebbe apportare modifiche al coinvolgimento del settore privato. Le opzioni suggerite da SocGen prevedono l'aumento dell'haircut o l'ampliamento della gamma dei titoli oltre il 2020. Si potrebbe però creare una situazione in cui le banche greche necessitano di essere ricapitalizzate: questo potrebbe riaprire il fronte dei credit default swap e trasformarsi da un "default guidato" a un "default disordinato". In secondo luogo si potrebbe abbassare il tasso di interesse sui titoli di nuova emissione, anche se gli effetti di questa misura non sarebbero immediati.

D'altro canto, l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale potrebbero rifiutarsi di rilasciare la nuova tranche di prestiti e la Grecia potrebbe essere costretta a lasciare la zona euro, con un impatto complessivo pari a circa il 25% del Pil. L'impatto immediato sarebbero una perdita di governabilità, un incremento delle proteste con particolare impatto sull'economia, un aumento del deficit e la necessità per il governo di avviare - de-facto - una nuova moneta, anche se gravemente svalutata. I funzionari europei possono essere disposti ad offrire una certa stabilizzazione al settore bancario greco (con ricapitalizzazione parziale) a condizione che quest'ultimo rimanga solvente. Questa sarebbe solo una misura per limitare il contagio al resto dell'area dell'euro. Tutto ciò porterebbe comunque l'Europa a chiedersi se la Grecia debba o meno rimanere nell'Unione europea. Se dovesse lasciare l'Unione avrebbe perso l'accesso al mercato unico e ad altri programmi europei.

Infine, la Grecia potrebbe essere costretta a lasciare la zona Euro e l'Unione europea, anche se questo non sembra essere un rischio immediato. Un fondo di privatizzazione potrebbe vendere beni greci e utilizzare la liquidità per ridurre il debito, anche se il tema delle privatizzazioni si è già dimostrato impopolare in Grecia.

Un'altra soluzione è un aumento degli aiuti dai fondi strutturali dell'Ue, che sarebbe meglio di un default per i contribuenti europei. E, infine, il tasso di interesse sui finanziamenti per la Grecia potrebbe essere abbassato.

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