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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2011 alle ore 06:37.

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Quanto all'utilizzo della nuova libertà di azione, Marchionne afferma che le nuove disposizioni legislative saranno applicate in modo rigoroso. E aggiunge che i rapporti con i dipendenti ed i sindacati «saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco». La lettera si chiude sottolineando come la decisione, importante, sia stata valutata con grande serietà e attenzione. Ma si tratta di una decisione «a cui non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare ad essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese».
Si tratterà ora di valutare quali saranno le conseguenze pratiche di questa scelta. In ogni campo. Da quello sindacale a quello politico benché lo stesso Marchionne abbia chiarito nella lettera che non si tratta di una scelta politica. Ciò non toglie che nei prossimi giorni ci sarà chi cavalcherà la decisione del Lingotto per ragioni che non hanno a che fare con la competitività e l'economia, ma con le prese di posizione dei giorni scorsi nei confronti del governo. E se l'esempio della Fiat dovesse essere seguito da altri imprenditori, è evidente che il confronto si sposterebbe dagli aspetti contrattuali a quelli più prettamente elettorali.
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LE TAPPE
1. Accordi separati 29 dicembre 2010
Dopo la nascita di Fabbrica Italia e la decisione di investire in Italia 20 miliardi, Fiat annunciò di voler ridefinire gli accordi per necessità legate all'organizzazione del lavoro. Si partì con Pomigliano, e proprio il contratto del 29 dicembre 2010 – sottoscritto da Fiat e sindacati (Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl metalmeccanici, ma senza la Fiom-Cgil), – segnò l'inizio della storia del ricorso e della battaglia della Fiom contro il Lingotto
2. Intesa interconfederale 28 giugno 2011
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil firmano un accordo sulla rappresentatività delle sigle sindacali e l'esigibilità dei contratti aziendali. Si stabilisce che se un accordo aziendale viene approvato dalla maggioranza delle Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie, oppure delle Rsa, le rappresentanze sindacali aziendali, le norme sono efficaci per tutti e vincolano tutte le organizzazioni sindacali che hanno firmato l'intesa
3. L'articolo 8 13 agosto 2011
Con la manovra correttiva di ferragosto il governo introduce una norma – l'articolo 8 della legge 148 – che prevede l'erga omnes per legge e la possibilità di derogare attraverso intese tra le parti ad alcune norme, tra cui anche quelle sui licenziamenti e l'obbligo di reintegro. Le nuove misure, che danno forza agli accordi Fiat, erano state chieste anche dalle Bce nella lettera inviata al premier
4. La firma con modifica 21 settembre
Le parti sociali firmano definitivamente l'accordo del 28 giugno su rappresentanza, erga omnes e contratti aziendali. Confindustria e sindacati aggiungono cinque righe per sottolineare l'autonomia delle parti. Fiat legge quell'aggiunta come la volontà di non dare seguito all'articolo 8. Per Confindustria e i sindacati con quella sottolineatura si dà invece più forza all'applicabilità dell'intesa


I RAPPORTI TRA FIAT E CONFINDUSTRIA 1971-2010
Maggio 1974
L'Avvocato diventa presidente di Confindustria
Nel maggio 1974 con l'elezione dell'Avvocato Agnelli (foto a destra) alla presidenza di Confindustria si realizzò una simbiosi fra Fiat e l'associazione. Giovanni Agnelli venne considerato dagli industriali italiani una sorta di nume tutelare in una situazione d'emergenza fra l'offensiva del terrorismo e una pesante stagflazione
24 aprile 1975
Agnelli e Lama firmano l'accordo sulla scala mobile
Fu proprio l'Avvocato Agnelli, il 24 aprile 1975, a firmare con il segretario generale della Cgil Luciano Lama (a sinistra nella foto) l'accordo sulla scala mobile: il meccanismo di indicizzazione dei salari al costo della vita. In quegli anni al vertice degli industriali, l'interlocutore privilegiato di Agnelli divenne appunto Lama
25 maggio 2004
Montezemolo diventa presidente di Confindustria
Dopo la freddezza con cui Fiat accoglie l'elezione di Antonio D'Amato nel 2000, al vertice degli industriali quattro anni dopo arriva un altro uomo della "galassia" del Lingotto: è Luca Cordero di Montezemolo (foto a destra), presidente di Ferrari che diventa presidente di Fiat nel maggio 2004 dopo la morte di Umberto Agnelli

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