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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2011 alle ore 21:06.

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Il capo della maggiore banca pubblica iraniana si è dimesso per un caso di frode finanziaria da 2,6 miliardi dollari, il più grande nella storia del Paese. Il direttore generale della Banca Melli, Mahmoud-Reza Khavari, ha dovuto lasciare il suo incarico in seguito alle forti pressioni politiche arrivate dopo la scoperta di una maxi truffa nei conti dell'istituto.

Le dimissioni sono state prontamente accettate dal ministro dell'Economia e delle Finanze, Shamseddin Hosseini, fedelissimo del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Undici parlamentari conservatori, vicini alle posizioni del presidente del parlamento, Ali Larijani, hanno accusato il consuocero di Ahmadinejad nonché suo uomo fidato, Esfandiar Rahim Mashaei, di avere avuto legami troppo stretti proprio con Khosravi, l'uomo d'affari incriminato per lo scandalo. Il Governo ha prontamente smentito ogni coinvolgimento.

Nella lettera di dimissioni Khavari si scusa con la guida Suprema dell'Iran Ali Khamenei e con l'opinione pubblica iraniana. Accusa inoltre la Banca Saderat, un altro grande istituto iraniano, di essere coinvolta nella torbida vicenda finanziaria.

Secondo l'agenzia di stampa semi-ufficiale Mehr lo scandalo rischia di estendersi: anche Mohammad Jahromi, amministratore delegato di Banca Saderat, potrebbe perdere il posto.

Secondo fonti di stampa iraniane la vicenda coinvolgerebbe sette banche di proprietà statale e privata legate al caso che ha preso le mosse dalla falsificazione di lettere di credito da parte di un uomo d'affari iraniano, Mahafarid Khosravi, per garantire prestiti che sono stati poi utilizzati per acquisto di aziende statali, tra cui un'acciaieria. Il procuratore generale Golamhossien Mohseni-Ejei ha detto che ci sono stati anche trasferimenti di soldi off-shore.

La vicenda è un duro colpo al governo del presidente Mahmaoud Ahmadinejad, che nel 2005 aveva fatto della lotta alla corruzione uno dei suoi cavalli di battaglia. Il siluro contro Ahamadinejad è sttao lanciato dalle forze più conservatrici e fedeli alla guida suprema Ali Khamenei in vista delle elezioni parlamentari del prossimo marzo. LA Guida suprema ha detto che non ci sarà pietà per chi ha sbagliato.

Lo scandalo finanziario, che vede già 22 su 37 coinvolti in carcere, sta suscitando forte malassere tra la gente comune che sta subendo l'aumento dei prezzi di generi alimentari, gas e benzina, anche a causa del tagli dei sussidi pubblici ai beni di prima necessità.

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