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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2011 alle ore 06:38.

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Universo batte particelle elementari sul campo neutro dei Nobel per la Fisica. Quest'anno è andata così, un po' a sorpresa, dato che il premio è stato assegnato per le ricerche sulla espansione accelerata dell'Universo, a Saul Perlmutter, dell'Università di Berkeley, ad Adam Riess dell'Università di Baltimora e Brian Schmidt dell'Università nazionale australiana. Il primo ne avrà la metà, come capo di uno dei due gruppi che hanno effettuato la scoperta, mentre agli altri due andrà l'altra metà.
Con questo Nobel si celebra una delle due scoperte fondamentali dell'Astrofisica di questi ultimi anni: l'Universo non solo si espande, ma lo fa anche in modo accelerato o, al minimo, c'è stata una forte accelerazione nel passato. La cosa curiosa è che le prime pubblicazioni dei vincitori di oggi in questo campo risalgono al 1995, lo stesso anno in cui fu trovato il primo pianeta al di fuori del Sistema solare.
Il problema cui hanno messo mano i due gruppi di astrofisici è noto da tempo: l'Universo fermerà la sua espansione o no? Oggi infatti pensiamo che si sia formato a partire da un cosiddetto stato singolare, che non riusciamo a descrivere con la fisica che abbiamo, e subito, fin dai suoi primi istanti, abbia iniziato a espandersi. Ora un'espansione che non sia sostenuta da un processo che la mantiene deve decelerare. La domanda quindi è: l'Universo sta rallentando? I due gruppi di ricerca si sono mossi indipendentemente utilizzando tutti i telescopi a Terra e nello spazio su cui sono riusciti a mettere le mani, per verificare la stessa ipotesi: cerchiamo la risposta nelle Supernovae. Questi oggetti sono fra i più luminosi dell'Universo e corrispondono all'esplosione di una stella di massa almeno dieci volte quella del Sole. Un'esplosione veramente catastrofica, dato che in pochi minuti viene emessa tanta energia quanta il Sole, si pensi, ne emette in tutta la sua esistenza: 9 miliardi di anni! Per questa loro eccezionale, quanto effimera, luminosità possono essere osservate fino ai confini dell'Universo.
Per vari anni i due gruppi hanno quindi pazientemente ricercato tutti questi oggetti in cielo, specie quelli più lontani, e ne hanno misurato la luminosità. «Un lavoro lungo e difficile - dice Enrico Cappellaro, astrofisico italiano che collabora con il gruppo di Schmidt - e un'intuizione giusta che è stata verificata con grandissima cura». E ci dice anche che, in realtà, tutti gli specialisti si aspettavano il risultato opposto, ossia una decrescita dell'accelerazione. Compresi i vincitori. Un Universo che prima o poi si ferma insomma. Doppiamente bravi ad ammettere il risultato inaspettato, un po' come nel caso dei neutrini più veloci della luce .E invece con grande onestà intellettuale hanno accettato il risultato: le Supernovae risultavano più deboli, leggermente, di quanto previsto. Erano quindi più distanti dato che la loro luminosità era inferiore a quella che doveva essere. L'unica spiegazione era che l'Universo, in un certo periodo dell'espansione, avesse accelerato.
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