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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2011 alle ore 14:38.

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Sciopero generale in Grecia (Ap)Sciopero generale in Grecia (Ap)

La Grecia dovrebbe indire un referendum sulla crisi del debito da 353 miliardi di euro, cinque volte quello dell'Argentina del 2001, che ha sprofondato il paese (e l'Eurozona) nella peggiore crisi del dopoguerra. La proposta è arrivata dal ministro degli Interni greco, Haris Kastanidis, nel corso di un dibattito parlamentare. Il responsabile dell'ordine pubblico ellenico è seriamente preoccupato che le riforme e le misure di austerità possano provocare forti tensioni sociali se la popolazione non avrà la possibilità di esprimersi liberamente su un tema così rilevante.

Un tentativo di sondare le reazioni alla proposta dell'opinione pubblica? Forse, ma intanto oggi lo sciopero dei pubblici dipendenti greci è stata la più grande dimostrazione di forza da parte dei lavoratori del settore pubblico da molti mesi a questa parte. Per la prima volta quest'anno anche i controllori del traffico aereo hanno incrociato le braccia per 24 ore, causando gravi disagi ai voli diretti all'aeroporto Venizelos di Atene e al turismo che è la principale fonte di ricavi del paese pari al 16% del Pil con 746mila addetti, un quinto dell'intera forza lavoro greca. Chiusi anche ospedali, scuole e uffici pubblici.

Sale intanto la protesta sociale contro le misure di austerità che prevedono tagli di 30mila dipedenti pubblici entro fine anno, mentre il governo Papandreou dice che andrà avanti ad ogni costo. La troika ha chiesto anche di rivedere al ribasso i minimi salariali della contrattazione collettiva.

Circa 40mila lavoratori del settore pubblico sono scesi in piazza ad Atene per protestare contro i tagli decisi dal governo per tentare di sanare la crisi economica della Grecia. Uno sciopero imponente. Le proteste sono state organizzate dai due maggiori sindacati greci, ADEDY, la Confederazione Generale dei lavoratori pubblici guidata da Elias Iliopoulis e GSEE, quella dei privati.

La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni per sedare la protesta, concentrata nei pressi della piazza Syntagma, nel centro della capitale e non lontano dal parlamento. Un altro sciopero é previsto per il 19 ottobre. A destare scalpore, la notizia che entro dicembre 30mila dipendenti statali saranno rimossi dalla pubblica amministrazione e destinati alla cosiddetta "riserva di lavoro", uno stato di simil-licenziamento dove riceveranno uno stipendio annuale ridotto al 60% per un anno e poi verranno licenziati.

La partita in gioco. È una corsa contro il tempo, in quanto Atene deve fare contemporaneamente quello che per un decennio, cioè quando nel 2001 entrò nell'euro ai tempi supplementari dopo il vertice di Lisbona, ha sempre rinviato: fare le riforme strutturali, liberalizzare i servizi, ridurre il numero dei dipedenti pubblici, privatizzare assets per 50 miliardi di euro e rilanciare la crescita. L'ufficio nazionale di statistiche greco oggi ha rivisto i dati sul Pil e rivela che la recessione è iniziata nel 2008. L'economia quell'anno si è contratta dello 0,2% invece del +1% inizialmente stimato. Una storia di conti truccati e di speranze deluse.

Ora il governo tenta di invertire la rotta. Tutto per evitare di finire nella storia come il primo paese in default dell'eurozona e creare un contagio in tutta l'economia globale. Una scommessa che i greci possono vincere solo se restaranno uniti (ma i conservatori di Nea Democratia si oppongono al piano di salvataggio) e con l'aiuto dell'Unione europa e Fmi. Altrimenti sarà la fine sia di Atene sia dell'eurozona così come l'abbiamo conosciuta fino adesso.

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