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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2011 alle ore 08:29.
L'ultima modifica è del 05 ottobre 2011 alle ore 20:29.

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Quest'anno il nome del Premio Nobel per la Pace è «ovvio» dice all'Associated Press il presidente del comitato Thornbjord Jagland, ex segretario generale del Consiglio d'Europa: stavolta, aggiunge, «la scelta sarà ben accolta». Il riferimento è forse alla marea di polemiche scatenate l'anno scorso per il premio al dissidente cinese, tuttora in carcere, Liu Xiaobo, le conseguenti tensioni fra i Governi di Oslo e Pechino, i rimbrotti dei sinologi che sostenevano: avete scelto il dissidente sbagliato. Due anni fa, il premio Nobel al presidente Obama fu salutato da molti con la domanda: perché? che ha fatto? Lo stesso premiato commentò: «Non sono sicuro di meritarmelo».

Il nome del vincitore 2011 sarà reso noto oggi, il giornalista di Ap fa notare che il 2011 si è caratterizzato per due grandi fatti: la Primavera araba e la crisi dei debiti sovrani. Jagland non si sbottona ma dà indizi. L'ultima data utile per presentare le candidature era il primo febbraio, i membri della giuria hanno potuto inviare suggerimenti fino al 28. Non era insomma troppo tardi per prendere in considerazione i leader della Primavera araba, dice Jagland: «Abbiamo guardato da quella parte ma non è detto che il premio vada in quella direzione perché ci sono stati in questo anno altri decisivi sviluppi nel mondo. La situazione che si è sviluppata in modo più positivo otterrà il premio». Dopo queste frasi da Sibilla Cumana, Jagland aggiunge: «Sono un po' sorpreso del fatto che commentatori ed esperti non l'abbiano già annunciato. Per me quest'anno è ovvio».

La Primavera araba è uno dei fatti che ispirerà il premio? provoca il giornalista. «È uno ma non l'unico» dice Jagland a Oslo. Si pensa anche all'Ue a 27 che molti considerano un motore di pace oltre a un'istituzione economica. «Naturalmente, io in primis» dice Jagland «ma quest'anno è...» Sarà un grande nome? insiste il cronista di Ap. «Non necessariamente un grande nome ma un grande obiettivo».

Poi l'enigmatica, un po' dispettosa, chiusa del presidente Jagland: «Per me e il comitato è abbastanza ovvio. Guardate il mondo oggi, osservate cosa sta succedendo. Quali sono le forze più grandi che stanno spingendo il mondo nella giusta direzione?»

Qual è la vostra previsione?


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