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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 19:32.

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Il timing non è ancora chiarissimo, ma la discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari e di Italia Futura, appare di certo più vicina. Tanto che il lancio della sezione pugliese della Fondazione (messa su insieme all'ex Pd, Nicola Rossi) è quasi il battesimo di un progetto di più ampio respiro. L'identikit di quel che sarà lo traccia lo stesso ex numero uno di Confindustria e di Fiat. «L'Italia non ha bisogno di partiti dei padroni né di altre alchimie tecnocratiche o elitarie ma di un grande movimento popolare, trasversale a tutte le componenti della società».

Inizia nuova fase, lavoriamo per cambiamento vero
Non la corsa di un "solista", insomma, come ha ripetuto spesso negli ultimi mesi, ma l'impegno di una «squadra» che attorno a lui già si muove con idee e passi molto chiari. «Il momento della denuncia fine a se stessa è passato. Di rese dei conti e di toni urlati l'Italia non ha bisogno proprio perché se è il governo è debole, la situazione è drammatica». Poi il passaggio in cui si intravvede meglio un impegno futuro. «Fra poco - prosegue Montezemolo - inizierà comunque una nuova fase. Lavoriamo affinché sia possibile contribuire a un rinnovamento vero e profondo in tanti settori della nostra vita civile e politica». Perché, avverte ancora l'ex numero uno del Lingotto, «l'Italia è sul ciglio del burrone, il meccanismo del "tutti contro tutti" ha superato l'argine della politica e sta investendo la stessa società civile. Non possiamo permettercelo».

L'affondo contro il Governo: spettacolo irresponsabile
L'esecutivo insomma ha molte responsabilità e Montezemolo non sembra in vena di fare sconti a Berlusconi&co. Il Governo sta mostrando uno «spettacolo irresponsabile» e questa situazione «va chiusa ad horas». A cosa si riferisca il presidente della Ferrari lo chiarisce subito dopo. «il Governo è paralizzato dai contrasti tra il ministro dell'Economia e il presidente del Consiglio. Assistiamo oramai da mesi a un balletto sulla nomina del governatore della Banca d'Italia che giudicheremmo inappropriato, anche se riguardasse il direttore di una Asl di provincia».

L'addio di Fiat da Viale dell'Astronomia mi addolora
A non convincerlo, però, non c'è solo lo scontro che si registra sull'asse Palazzo Chigi-Economia. C'è, infatti, anche un altro capitolo che fa capolino nelle riflessioni di Montezemolo e che tocca da vicino due tasselli cruciali di un passato che lo ha visto sia alla guida di Confindustria che a capo di Fiat. Così, nel suo intervento, il presidente di Italia Futura non si esime dal valutare l'uscita del Lingotto dall'associazione degli industriali. Lo fa senza girarci troppo attorno. «Questa rottura non può che addolorarmi moltissimo, professionalmente e personalmente», sono le prime parole che si lascia sfuggire. Poi l'analisi più a freddo. «È pero evidente che se la più grande azienda privata italiana ritiene che la sua presenza in Confindustria sia di impedimento al perseguimento degli obiettivi aziendali qualcosa che non ha funzionato deve pur esserci. Anche perché nella stessa situazione di Fiat si trovano molte altre imprese italiane».

Il messaggio a Confindustria: l'associazione ripensi il suo ruolo
Nulla è perduto, ci tiene subito a chiarire Montezemolo, ma una presa di coscienza, quella sì, gli sembra più che mai necessaria. «Quello che è accaduto - sottolinea - deve servire per avviare un momento di riflessione su ciò che è mancato, se vogliamo lavorare a una soluzione che nel tempo possa riannodare le fila di un dialogo che non voglio considerare definitivamente chiuso». Poi il messaggio chiarissimo a Confindustria. «È uno straordinario patrimonio dell'Italia», ma l'associazione «non deve aver paura di ripensare il suo ruolo, i suoi compiti e soprattutto la sua articolazione territoriale e settoriale». «Sarebbe importante per l'associazione - conclude Montezemolo - riflettere sull'utilità dell'avvio di una fase costituente». La stessa di cui, sembra convinto, ha bisogno il Paese.

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